Immagine. Forme di conoscenza e teorie della rappresentazione

Ciclo di lezioni, febbraio - marzo 2016


A partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso si è assistito, nel campo delle scienze umane, all’affermazione di una nuova e fortunata teoria delle immagini denominata pictorial turn (svolta pittorica), il cui obiettivo principale è stato quello di riabilitare l’immagine come oggetto di indagine privilegiato sia in ambito specialistico che nel dibattito pubblico. Tale recupero della componente visuale è apparso quanto mai necessario in un’epoca, come quella attuale, in cui le immagini sono divenute “oggetti” di importanza tale da oltrepassare il dominio di ciò che è tradizionalmente definito di pertinenza artistica o estetica. Le immagini, infatti, rivestono sempre più un ruolo di primo piano nella cultura di massa, nella comunicazione politica e mediatica, nelle riflessioni sulla psicologia umana e sul comportamento sociale, e persino nei processi di conoscenza su cui si fondano le discipline scientifiche, come la fisica e la biologia, che si servono delle immagini non solo in senso strumentale, vale a dire come esemplificazioni o come modelli, ma anche come veri e propri oggetti di studio. Allo stesso tempo è stata avvertita con forza la necessità di superare i due paradigmi rappresentazionali che hanno maggiormente informato la riflessione filosofica, estetica e teologica occidentale a partire dall’antichità: da una parte, la visione platonica dell’immagine come copia degradata di un archetipo ideale; dall’altra, la concezione neoplatonica e cristiana dell’immagine come luogo di manifestazione del trascendente.
I recenti studi di cultura e di antropologia visuale hanno infatti mostrato che esiste una terza via, dal momento che l’immagine è anzitutto un prodotto culturale dotato di una propria materialità, una propria esistenza sociale e una propria circolazione, spesso autonoma rispetto al suo artefice e capace di coinvolgere ogni aspetto della vita umana. Secondo tale prospettiva l’immagine, prima ancora del linguaggio, è il luogo per eccellenza dell’intersezione tra forze diverse (apparati, istituzioni, discorsi, corpi) e il mediatore di tutte le modalità di interazione tra individui e comunità. La rinnovata attenzione verso lo statuto sociale delle immagini ha consentito quindi di ripensare criticamente questioni quali il rapporto tra immagine mentale (image) e immagine fisica (picture) o tra spettatore e artefatto visivo. Ha permesso, inoltre, di porre le basi per originali settori di studio, come la storia culturale dello sguardo e la storia antropologica dei dispositivi legati alla visione, dalla prospettiva rinascimentale alle ricorrenti metafore relative all’occhio utilizzate dai moderni strumenti informatici e digitali, passando per i concetti di “finestra”, “cornice”, “specchio” e “schermo”.
La relativa facilità di utilizzo degli strumenti tecnologici che consentono la produzione e la diffusione delle immagini in formato digitale (sia fotografie sia video) hanno posto l’accento su problemi metodologici particolarmente rilevanti. Tra questi, l’utilizzo delle immagini come documenti storici a tutti gli effetti, al pari delle testimonianze testuali e orali, la loro funzione conoscitiva ed etica, il loro grado di autenticità e artificialità, ma anche la possibilità stessa della rappresentazione e narrazione di eventi. Tale onnipervasività delle immagini rischia però di dare vita a nuove forme di idolatria, che finiscono con l’idealizzare le immagini, considerandole dei veri e propri feticci, o al contrario a nuove forme di iconoclastia, motivate dalla convinzione che le immagini siano sempre e soltanto strumenti di manipolazione e di persuasione, al servizio del potere. In entrambi i casi si tratta di punti di vista estremamente riduttivi, che non tengono conto di quanto le immagini possano svolgere un ruolo essenziale di resistenza nei confronti del reale, rappresentando uno spazio di libertà, di speranza e di progettualità contro ogni concezione deterministica.
La finalità principale del ciclo di lezioni del Centro Culturale consiste nel proseguire la discussione sul tema «immagine» già avviata con il ciclo di lezioni dell’autunno 2015. Mentre nella prima parte dei lavori è stata data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni dell’immagine, in questo ciclo viene dato spazio ad alcune questioni caratteristiche delle società contemporanee. Si affronteranno così il tema della duplicità in quanto caratteristica fondante della condizione umana, divisa tra identità e alterità, e la questione dei limiti dell’idea di rappresentazione mentale adottata nelle scienze cognitive per studiare il rapporto tra pensiero e linguaggi. Inoltre, ci si concentrerà sul ruolo della pittura, della fotografia e del cinema come strumenti di rappresentazione della realtà. Una particolare attenzione sarà infine riservata ai radicali cambiamenti che hanno subìto l’esperienza estetica e lo statuto delle immagini di fronte al recente affermarsi di un nuovo modello economico, la fiction economy, che si basa sul simbolismo dei beni e sulla comunicazione mediale.

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • Immagine
Periodo
Informazioni e contatti La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260, cc@fondazionesancarlo.it.

Conferenze

05/02/2016

La condizione umana tra identità e alterità

Umberto Curi

Centro Culturale

12/02/2016

La natura come sentimento nella pittura moderna

Anna Ottani Cavina

Centro Culturale

19/02/2016

Linguaggio e pensiero tra natura e cultura

Felice Cimatti

Centro Culturale

26/02/2016

Come la retorica del colore cambia la fotografia

Michele Smargiassi

Centro Culturale

11/03/2016

Cinema e filosofia

Alfonso M. Iacono

Centro Culturale

18/03/2016

Il dispositivo estetico

Fulvio Carmagnola

Centro Culturale