La costruzione della memoria culturale. Gli usi delle identità religiose nel dibattito pubblico europeo

Le frontiere dell'Europa

Seminario di cultura europea, marzo - aprile 2008


La memoria è una dimensione costitutiva delle religioni. Non a caso l’appartenenza dei singoli alle religioni implica l’inclusione in una linea di discendenza, in certi casi fondata direttamente sul legame di parentela, ma più in generale inscritta nel riconoscimento della legittimità della tradizione da parte dei suoi adepti. Su questo piano emerge quindi il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche come depositarie della verità religiosa, investite dai credenti di una funzione mediatrice tra di essa e il mondo secolare. Tutto ciò mostra come la costruzione dell’identità religiosa e le modalità della credenza passino attraverso l’elaborazione intensiva delle origini e del passato.
Vi sono diversi modi mediante i quali le religioni costruiscono memoria. Esse sono per esempio determinanti nella formazione di quello strato profondo che si suole definire "memoria culturale", ovvero la codificazione simbolica e culturale in cui si rispecchia un’intera civiltà. I canoni dei testi religiosi, anche in epoche di secolarizzazione, rivestono un ruolo di primo piano come codici d’interpretazione della realtà e come schemi di orientamento concettuale e morale. L’autorità del testo, che si fonda sulla memoria insita nel canone, può peraltro venire piegata da istanze che la spingono verso derive fondamentalistiche, di cui tutti e tre i monoteismi, nel corso della loro storia, hanno dato terribile prova. A un livello più superficiale, è fenomeno storicamente comune che la tradizione religiosa venga inclusa come parte costitutiva di un’identità nazionale, o più in generale di una collettività. Ciò significa che se ne trova l’impronta nelle stesse istituzioni politiche, con la conseguenza che le appartenenze religiose divengono parte integrante del confronto politico. Su un piano ancor più fortemente intrecciato con l’agire politico, le religioni possono farsi promotrici di rievocazioni o riattualizzazioni di singoli eventi del passato, spesso a titolo di rivendicazione, in modo da mascherare i conflitti religiosi, etnici e politici del presente sotto il velo del passato.
Vi è inoltre un modo di prendersi cura del passato che evidenzia la dimensione etica intrinseca agli atti di memoria. Qui l’esperienza della colpa gioca un fondamentale ruolo di mediazione, perché il lavoro sulla memoria mostra come sia indispensabile ricordare e ripetere per rielaborare e, in ultima istanza, esercitare il peculiare oblio attivo costituito dal perdono. L’esperienza dei genocidi del Novecento – primo fra tutti la Shoah – è alla base di questo rapporto con il passato scaturito dal debito contratto nei confronti delle vittime. L’elaborazione delle colpe del passato tende per di più a rendere abitabile il presente, non solo in senso metaforico, ma anche sul piano della progettazione di "luoghi di memoria" che trasformino il paesaggio urbano e concretizzino a tutti gli effetti l’imperativo del ricordo, come nel caso dei molti mausolei e memoriali di cui il Monumento all’Olocausto di Berlino costituisce forse l’esempio più significativo.
Nell’attuale vivissimo interesse per il tema della memoria collettiva che anima il dibattito pubblico europeo le religioni sono perciò protagoniste. Le società odierne, notevolmente inclini alla dimenticanza, proprio per questo richiedono accurate politiche della memoria mediante le quali custodire il passato, farne buon uso e costruire l’identità collettiva. In questa prospettiva le religioni costituiscono "comunità di memoria" particolarmente efficaci all’interno delle collettività nazionali e delle società moderne. Come mostrano tanto gli studi teorici, quanto l’esperienza del nostro tempo, le identità religiose divengono un fattore chiave, spesso utilizzato in modo strumentale, in processi politici e sociali nei quali l’uso e l’abuso del passato si configurano a pieno titolo come elementi di conciliazione o di contrapposizione.  
L’ottavo seminario di cultura europea del Centro Studi Religiosi si prefigge di delineare il quadro complessivo dei rapporti tra religioni e memoria e di ricostruire alcuni contesti significativi dell’esperienza europea contemporanea. Il ruolo delle identità religiose e dell’uso del passato nella vita pubblica verrà studiato nei casi diversi dell’Italia e della Polonia (dove esso è riaffiorato recentemente in modo vistoso). Verrà discusso inoltre l’orizzonte europeo della memoria cristiana che ha contraddistinto il pontificato di Wojtyla ed è stato preso in eredità da Benedetto XVI. La questione della colpa collettiva e della memoria nazionale tedesca sarà infine terreno privilegiato per verificare lo statuto etico e rappresentativo delle vittime nel discorso contemporaneo.

Riepilogo

Anno accademico
Tema
  • La costruzione della memoria culturale
Periodo
Informazioni e contatti

La partecipazione è libera. Su prenotazione sono resi disponibili saggi, documenti e materiali informativi che permettono l'approfondimento delle singole lezioni.
A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il seminario gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005).
Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena
Tel. 059/421240, fax 059/421260

csr@fondazionesancarlo.it
www.fondazionesancarlo.it

Conferenze

11/03/2008

Il passato e la costruzione dell'identità

Enzo Pace

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18/03/2008

Il cattolicesimo nella vita pubblica italiana del secondo dopoguerra

Francesco Traniello

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08/04/2008

Da Wojtyla a Ratzinger

Giancarlo Zizola

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22/04/2008

Da Solidarnosc al futuro

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29/04/2008

Il Monumento all'Olocausto e la rappresentazione delle vittime

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