Destino, provvidenza, predestinazione. Dal mondo antico al cristianesimo


A più di vent’anni di distanza da L’idea di destino nel pensiero antico (1985), Magris riformula una teoria del destino, ripercorre l’evoluzione storica del concetto, ne ricerca le sfumature e ne definisce le conseguenze sul piano dell’inter-pretazione della vita e del suo significato. L’orizzonte si amplia e include le implicazioni che le differenti definizioni del destino sottendono al rapporto tra l’umano e il divino, tra la necessità del bene e l’inevitabilità del male, tra la predestinazione e l’esercizio del libero arbitrio. In apertura l’opera propone un prospetto delle rappresentazioni mitologiche del destino attraverso una panoramica che, muovendo dalla religione babilonese, porta a un’analisi approfondita del tema nella mitologia greca. Inoltre, analizzando le manifestazioni religiose della drammatizzazione nel teatro greco, espone il tema a partire dalle categorie del tragico, tra le quali emerge, per problematicità e affinità, la questione della necessità dell’a-zione, motore e origine della macchina teatrale. Affrontando il problema dell’af-fiancamento di una sensibilità filosofica alla dimensione religiosa, il destino acquisisce una nuova natura: secondo Magris gli elementi discriminanti, che determinano la modificazione degli equilibri concettuali e delle dinamiche relazionali tra le parti coinvolte, sono la conoscenza e l’uso autonomo dell’intelligenza. L’Autore esamina dunque il modo in cui lo sviluppo di una capacità critica autonoma costituisce per l’uomo un cambiamento nell’orizzonte di definizione del concetto di "giustizia", per poi tracciare un profilo dei dibattiti intervenuti tra le differenti scuole filosofiche ellenistiche, a partire dal IV secolo, relativamente ai temi della determinatezza del futuro, del destino e della provvidenza. La conclusione dell’opera esamina la transizione dal mondo antico al cristianesimo attraverso la rilettura biblica del tema della predestinazione, analizzando alcuni passaggi della letteratura apocalittica giudaica, ponendo l’attenzione sui testi enochici e qumranici, in cui la compresenza di elementi eterogenei andrebbe maggiormente approfondita. Magris pone le basi per un’interpretazione storica ben più ampia rispetto all’orizzonte cronologico dell’opera e ne fornisce delle possibili chiavi interpretative. All’interno dell’attuale dibattito sull’effettiva utilità degli stilemi culturali classici per l’interpretazione della realtà contemporanea, certamente questo testo costituisce un tassello importante. Alla cautela rigorosa della ricerca, il libro affianca la necessità della prospettiva comparatistica, lasciando spazio alla ricchezza della suggestione, che ne diviene struttura e pulsione.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788837222673
Comune Brescia
Pagine 648
Editore