La passione del presente

Breve lessico della modernità-mondo


Approfondendo alcune riflessioni già avviate nel precedente Passaggio a Occidente, Marramao si confronta con alcuni temi al centro del dibattito filosofico-politico del nostro tempo (la deterritorializzazione del diritto, il concetto di limite, il declino dello Stato) allo scopo di rispondere alla disintegrazione della sfera pubblica provocata dalla globalizzazione che è, da un lato, uniformismo tecnoeconomico (che provoca una crescente interdipendenza tra le diverse aree del pianeta) e, dall’altro, un’accelerata riterritorializzazione delle identità e rilocalizzazione dei processi di identificazione simbolica. Di fronte a questo scenario si ripropone la questione dei beni comuni, in un mondo che ha perso il senso del futuro, perché schiacciato sul presente, di cui però non riesce a cogliere la sostanza in quanto percepito come attualità, come serialità di cose che accadono. Il passaggio dalla modernità-nazione alla modernità-mondo pone una serie di questioni cruciali, tra le quali la caratterizzazione sempre più evidente dell’umano come spazio di conflitti e di controversie. La difficoltà di districarsi in questo panorama è accresciuta dalla struttura paradossale del mondo globalizzato che è al tempo stesso unipolare e multicentrico. Si assiste infatti ad una proliferazione di "comunità immaginate" che assumono le sembianze di vere e proprie "sfere pubbliche diasporiche". Il valore di queste nuove sfere pubbliche può essere compreso, sostiene Marramao, soltanto alla luce del superamento di ogni visione essenzialistica delle identità culturali, riscoprendo la vocazione dialogica della filosofia. Infatti, dal momento che si sta realizzando una produzione globale di località, diventa cruciale da un lato ricostruire una sfera pubblica che sia in grado di realizzare un universale multicentrico, che non si limiti a ricomporre a mosaico le varie identità culturali assumendole come tali, e dall’altro ricostruire un universale contro l’identità, a partire dal criterio della differenza. Si pone così con urgenza la domanda sui caratteri della nuova dimensione del conflitto-mondo, al cui interno le identità devono essere concepite come sempre contaminate: non più il puro fatto del pluralismo (e quindi del multiculturalismo), ma l’ibridazione culturale. Il destino dell’Occidente dipende dunque dalla sua capacità di promuovere una politica improntata all’universalismo delle differenze, cioè di delineare uno spazio in cui le differenze – non le identità – diventino il criterio attraverso il quale ricostruire un nuovo ethos comune.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Giacomo Marramao

    Professore di Filosofia teoretica – Università di Roma Tre

Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788833918327
Comune Torino
Pagine 291
Editore