Storia dell'Inquisizione in Italia

Tribunali, eretici, censura


Nel 1542, con la bolla Licet ab initio, papa Paolo III (Alessandro Farnese) istituisce il Sant’Uffizio dell’Inquisizione. Fino ad allora la cosiddetta Inquisizione medievale aveva condotto la lotta contro le eresie in delimitate aree dell’Europa attraverso la nomina periodica di inquisitori e una gestione locale affidata prevalentemente alle competenze dei vescovi. Il Sant’Uffizio aveva ora lo scopo di centralizzare a Roma il controllo dell’attività inquisitoriale, allo stesso tempo adottando le pratiche processuali sviluppatesi nei secoli precedenti (tra queste proprio il processo inquisitoriale, condotto attraverso l’interrogatorio e l’audizione di imputati e testimoni, che aveva di fatto sostituito l’ordalia) e l’esperienza maturata dall’Inquisizione spagnola, istituita e governata dalla Corona di Spagna (che nominava gli inquisitori) e approvata da papa Sisto IV nel 1478.
La Storia dell’Inquisizione in Italia di Christopher Black analizza con attenzione l’ampia documentazione relativa ai diversi aspetti della procedura inquisitoriale e dei soggetti coinvolti nell’attività del Sant’Uffizio: inquisitori, giudici, notai, imputati e testimoni; documenti processuali, tipologia dei reati, entità e frequenza delle condanne, delle assoluzioni e delle prime forme di "patteggiamento", così come delle confessioni, delle conversioni e delle censure. Il volume mostra così con chiarezza come tale progetto di omogeneizzazione e di controllo delle pratiche abbia trovato una realizzazione molto più frastagliata e frammentata di quanto fosse nelle intenzioni, soprattutto per la diversa applicazione e intensità delle attività dell’Inquisizione, sia per ragioni di possibilità o opportunità politica – Venezia, Lucca e Firenze, tra le altre, godettero di una sostanziale indipendenza da Roma in materia di procedure inquisitoriali – sia per la diversa indole degli inquisitori, che si distinsero tanto per la crudeltà, quanto, e altrettanto spesso, per la correttezza nelle procedure processuali e l’indulgenza dei giudizi.
Sulla scia degli studiosi che hanno rinnovato la conoscenza della storia del Sant’Uffizio e contribuito a emancipare gli studi storici dalla "leggenda nera" dell’Inquisizione – da Adriano Prosperi a John Tedeschi, da Anne Schutte a Simon Ditchfield, da Silvana Seidel Menchi a Romano Canosa, solo per citarne alcuni – Black restituisce la complessità di un’istituzione e di un periodo storico senza nasconderne gli aspetti tragici e, allo stesso tempo, tratteggiando un quadro più conforme alla realtà storica, sottolineandone anche la forza creativa ed educativa e il ruolo nella definizione della cultura italiana almeno fino al XIX secolo.
È per questo che il contributo della ricerca di Black non si limita alla sola storia dell’Inquisizione in Italia, ma fornisce numerosi elementi utili ad ampliare la conoscenza dell’età moderna nel suo complesso, a partire dal ridimensionamento del ruolo del Sant’Uffizio nel processo di unificazione dell’Italia, al ruolo della frammentazione politica della penisola nell’impedire un reale sviluppo della Riforma e, non ultimo, un ritratto antropologico di indubbio valore della vita quotidiana degli italiani, grazie soprattutto a quanto traspare dalle testimonianze processuali, in particolare quando non direttamente inerente alla materia del processo.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2013
Recensito da
Anno recensione 2013
ISBN 9788843057368
Comune Roma
Pagine 488
Editore