Voci. Antropologia sonora del mondo antico


Come recita il sottotitolo, questo libro si propone uno studio del mondo dei suoni, la fonosfera antica, a partire dalle sue peculiarità distintive rispetto alla fonosfera moderna. La prima e più importante è la centralità spettante ai suoni degli animali, in particolare degli uccelli, talora direttamente integrati nelle attività svolte dagli uomini. Seconda peculiarità, dalla quale dipende la possibilità dell’interpretazione antropologica, è il fatto che a questi suoni fosse attribuito un significato in relazione al mondo umano.
Come si evince dalle testimonianze antiche, unica via d’accesso a una fonosfera altrimenti perduta, la terminologia generica per designare le emissioni sonore degli animali (gr. phoné, lat. vox) presuppone una distinzione gerarchica uomo-animale che limita all’uomo la facoltà del linguaggio articolato. La diffusione, attestata dalle fonti, di elenchi classificatori dei versi degli animali, risulta una manifestazione del medesimo pregiudizio gerarchico. Il pregiudizio si muove in due sensi: da una parte, designando il verso animale in modo "onomatopeico", cioè attraverso il suono che emette, gli si riconosce uno statuto eccezionale connesso con le origini del linguaggio, tale da trasformare  quel verso in icona sonora; dall’altra, attraverso la designazione del verso animale per analogia con sfere semantiche estranee, si nega all’emittente qualunque identità specifica. In modo complementare, alcune tipologie classificatorie presuppongono uno sconfinamento della fonosfera animale in quella umana, con effetti perturbanti che associano l’animale al mondo della magia. Le designazioni, generiche e specifiche, delle voci degli uccelli costituiscono l’unico caso di sconfinamento positivo nella fonosfera umana. Le loro emissioni sonore sono designate in generale col termine cantus, il medesimo utilizzato per il canto umano. I versi di alcuni uccelli, in modo del tutto analogo con quanto si riscontra per i linguaggi dell’estasi, sono sottoposti a fenomeni di riarticolazione semantica,  fondata sulla ripetizione dei suoni da loro percepiti, che li rendono allo stesso tempo primitivi e autorevoli. I canti degli uccelli svolgono di frequente la funzione perlocutiva di dare ingiunzioni o la funzione narrativa di alludere, in forma condensata, a una storia o a un mito. Gli uccelli mostrano addirittura facoltà locutive dispiegate, come indicano con chiarezza i casi di predizione. Tale potere divinatorio, corollario di una capacità linguistica appena al di sotto del linguaggio articolato, è ricondotto, in ultima analisi, alla condizione straordinaria di creature aeree, prossime alle divinità di cui portano i messaggi.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788806191320
Comune Torino
Pagine XII+309
Editore