La sofferenza come identità


"Dico che la persecuzione, la solitudine fra i popoli della terra è affare degli ebrei". Le parole di Vladimir Jankélévitch sono l’esempio di un atteggiamento, di una sensibilità, di una configurazione culturale che ha proposto la persistenza del fenomeno persecutorio come base fondante dell’identità ebraica. La sofferenza come identità mette in discussione questa prospettiva, ne sviscera le radici e le linee evolutive, ne analizza le peculiarità e ne problematizza la natura. Quali sono le cause di tale chiave di lettura? Quali gli effetti? Il percorso proposto da Benbassa prende le mosse dai testi della Bibbia e della tradizione rabbinica, all’interno dei quali si assiste a un processo di definizione della "positività della sofferenza", per poi focalizzarsi sull’analisi del nucleo centrale del problema: la costruzione di una "storia sofferente". A partire da un excursus sulla storia dell’ebraismo, sono prese in considerazione alcune tappe fondamentali nel percorso di formazione dell’identità ebraica europea. Benbassa presenta un quadro i cui tratti si definiscono in un vero e proprio processo di costruzione progressiva e di sofisticazione intellettuale, nel quale l’ebraismo rielabora gli eventi storici e li muta in elementi strutturali di un’autopercezione la cui memoria si fonda sulla sofferenza. Il riferimento costante a Yerushalmi (cfr. Zakhor. Storia ebraica e memoria ebraica, 1983) mette in luce la complessità della materia, i cui contorni sono sfumati nella concezione teologica della storia. La liturgizzazione degli eventi traumatici rappresenta la celebrazione della fiducia credente in attesa del riscatto finale. L’Autrice affronta dunque la natura della sofferenza come elemento costitutivo dell’identità ebraica, mettendone in luce i risvolti ed evidenziandone la pericolosità. La rottura rispetto alla prospettiva teologica dell’ebraismo religioso è qui rilevata nell’ingiustificabilità di Auschwitz. L’ebraismo dell’Olocausto si incardina sull’ebraismo della Torah, ne recepisce alcuni tratti e ne rielabora altri, introduce in un rituale della memoria elementi propri della religione civile, senza per questo privarsi della dimensione sacrale. Si impone dunque la riflessione sulla sensibilità contemporanea: la laicizzazione della società, il problema della memoria storica, la questione nodale dell’identità di Israele e dell’ebraismo non israeliano sono solo alcune delle sfaccettature che arricchiscono il percorso proposto da Benbassa. La monumentalizzazione della memoria può assumere un effetto sclerotizzante, e impedire la separazione tra il ricordo del passato e la proiezione verso il futuro. Forse proprio la liberazione dalla memoria può fornire al "popolo della memoria" una possibile risposta alla ricerca di una nuova identità vitale.      

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2009
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788895366296
Comune Verona
Pagine 216
Editore