Vedere l'invisibile

Nicea e lo statuto dell'immagine


La traduzione in italiano degli atti del Concilio Niceno II, svoltosi nel 787, rende con chiarezza e immediatezza la drammaticità del dibattito che attraversò la cristianità nei primi secoli. In particolare le otto sessioni in cui si articolò affrontarono le questioni dottrinali relative alla riaffermazione della tradizione delle immagini sacre.
I padri conciliari vollero così ribadire la fedeltà al dettato sul symbolon codificato nel Niceno I (325) e nel Costantinopolitano I (381): “La rappresentazione iconografica di Dio, Cristo, della Santa Madre di Dio e di tutti i santi è apportatrice di un beneficio simile a quello del racconto evangelico, perchè recano il riflesso uno dell’altro”. Il testo degli interventi dimostra la volontà di respingere fermamente ogni accusa di idolatria legata al culto delle immagini alle quali non si può tributare “l’autentica adorazione che è dovuta soltanto alla divina natura, bensì lo stesso tipo di venerazione tributata alla forma della preziosa croce, ai Vangeli e alle altre cose sacre dedicate a Dio”. Il volume intende colmare le lacune prodotte dal confinamento della questione dell’immagine è stata confinata in ambiti ultraspecialistici e presenta il riuscito incontro tra teologia e estetica, tanto più necessario qunto più si riflette sul rilievo che le immagini sacre hanno avuto nella fondazione del nostro “impero dei sensi, in cui tutto può e deve essere visto e si è consumata ogni distinzione tra visibile e invisibile”.
La violenta campagna iconoclasta aveva le proprie radici in motivazioni religiose e politiche, poichè Leone III, che l’iniziò, intendeva affermare la stabilità dell’impero, ribadire la fedeltà alla tradizione alla Croce iniziata da Costantino, risolvere la questione legata al destino da riservare ai vescovi iconoclasti e il conflitto tra clero patriarcale e gerarchia secolare. Il Niceno II va anche ricordato per aver posto un punto fermo alle accuse di aver provocato, accettando le immagini, uno “strappo” nella tradizione cristiana e per aver affermato che la tradizione non scritta della Chiesa aveva uguale valore di quella scritta: “I cristiani accolsero le icone soltanto in memoria e a scopo di esortazione, le adorarono con riverenza, ma non si misero a servirle”.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Palermo
Pagine 212
Editore