Il potere terribile di una piccola colpa

Etica e letteratura


Perché la critica letteraria evita scrupolosamente le questioni morali ed esita a fomulare giudizi di valore? E perché la letteratura tende a rimuovere i conflitti di natura etica che emergono naturalmente nella redazione di un racconto? Abraham B. Yehoshua, uno dei maggiori scrittori israeliani contemporanei, docente a Haifa, rsponde a queste due domande con l’analisi di nove opere della letteratura classica e contemporanea, ebraica e mondiale. Nella prima parte del libro esamina la storia biblica di Caino e Abele, l’Alcesti di Euripide e L’ospite di Camus per mostrare la capacità degli elementi retorici del testo di portare il lettore a immedesimarsi con i personaggi tanto da approvarne comportamenti che in altri contesti avrebbe probabilmente rifiutato. Attraverso Via d’uscita e Nervi di Brenner e L’eterno marito di Dostoevskij esamina la controversa questione tra etica e psicologia; con Una rosa per Emily di Faulkner e Nel fiore degli anni di Agnon analizza in che misura si possa attribuire una responsabilità morale a comportamenti indotti da un processo di rimozione inconscia. Infine, esaminando Cattedrale di Carver, si interroga sulla relazione tra evoluzione morale di un personaggio e forza estetica del testo. Se si fa eccezione per alcuni aspetti del pensiero femminista e per recenti sviluppi nelle teorie della ricezione, il rapporto tra etica e letteratura resta marginale, problematico, non più alla moda. Mentre – osserva Yehoshua – “ogni opera d’arte che descrive rapporti umani può essere esaminata, in un modo o nell’altro, da un punto di vista etico”. Quali sono le ragioni di questo interesse perduto? A giudizio dell’autore, almeno cinque. In primo luogo il progresso compiuto nel Novecento dalla psicologia, che “ci porta a ridurre considerevolmente l’intensità e la portata dei nostri giudizi morali”. La seconda ragione è che siamo sempre più abituati a vedere il mondo attraverso le lenti del diritto piuttosto che attraverso quelle dell’etica, con la conseguenza che sono i tribunali i luoghi in cui si dirime la controversia tra bene e male. La terza causa è rappresentata dal grande progresso delle telecomunicazioni, nel senso che i media si occupano in modo rapido ed efficace di questioni morali – dall’ingegneria genetica all’omosessualità – precedendo la letteratura. Il quarto motivo è la convinzione che l’arte debba essere giudicata esclusivamente secondo criteri formali e in base a intrinseci principi estetici. Il quinto e ultimo, risiede invece nel sospetto che le considerazioni di natura etica reintroducano forme di censura politica o religiosa sia da parte dello scrittore che da parte del lettore.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2001
Comune Torino
Pagine 141
Editore