Soggetti d'amore


La teoria psicoanalitica conosce un continua riscrittura e ridefinizione delle proprie asserzioni. Ne è un esempio questo complesso volume di Jessica Benjamin (già autrice di Legami d’amore, Rosenberg & Sellier 1991, e docente di Psicologia clinica presso la New York University) che riassume, fornendo nuove piste di lettura, lo sviluppo del tema della formazione dell’identità sessuale. Su questo tema si è inserita con forza la teoria femminista e l’autrice tenta di metterla in contatto con le discipline ispirate alla psicoanalisi, non soltanto per quanto concerne le differenze di genere, ma soprattutto in merito a quella che è stata definita “prospettiva relazionale”: la psicoanalisi deve essere intesa come operante in un ambito costituito da due persone, in cui due soggettività, ciascuna con il proprio assetto interiore, giungono a creare un nuovo assetto relazionale. La tensione al dialogo tra idee contrastanti percorre tutti i saggi nei quali è suddiviso il volume, che si caratterizza per l’ambizione di mostrare la non esclusività dei modelli intrapsichici e intersoggettivi della mente, estendendo un’intuizione che fu già di Winnicott: l’altro può essere vissuto sia come parte di sé, sia come equivalente, anche se diverso, centro di esistenza. La Benjamin, accogliendo la critica femminista, vuole mostrare che la negazione della madre come soggetto è un errore e che la prospettiva infantocentrica con cui vengono interpretate le relazioni tra genitore e bambino è unilaterale. Altri due temi sono sviluppati in particolare nel volume: la differenziazione di genere e l’aggressività (ispirata dalla pornografia). Il primo punto deve scontare una cultura familiare ancora in evoluzione (padre soggetto, madre oggetto) e quindi l’incompleto sviluppo dell’idea che nei primi periodi di vita i bambini usano identificazioni sessuali incrociate e non si rendono ancora conto delle differenze anatomiche (da qui discende una rilettura del periodo pre-edipico ed edipico). Quanto al secondo tema, la Benjamin si chiede che cosa porti la sessualità a comunicare relazioni di violenza e distruzione, che rapporto ci sia tra l’erotismo e la morte. L’ipotesi è che questo rapporto deve essere considerato nei termini del conflitto tra riconoscimento e distruzione dell’altro e nella dissociazione tra fantasia e realtà (troppo a lungo considerate inscindibili). L’aggressività, conclude l’autrice, non deve essere negata, perché senza di essa non si esce dall’idealizzazione e dalla fantasia e non si perviene a un riconoscimento e un confronto con la differenza privo di traumi e di violenza.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1996
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Milano
Pagine 190
Editore