Formazioni, deformazioni

La stilistica nella scultura romanica


Rielaborazione della tesi di dottorato pubblicata nel 1931, il saggio offre un singolare panorama sulla scultura romanica attraverso una fitta trama d’immagini, dalla serie di foto ai numerosissimi disegni di pugno dello stesso autore. Una componente visiva a tal punto preponderante che, più che illustrare il testo, trasforma quest’ultimo in una sorta di articolata didascalia. L’analisi s’incentra su quei motivi decorativi degli edifici architettonici romanici su cui raramente si era soffermato in precedenza lo sguardo critico. L’autore mostra come questa proliferazione ornamentale – labirintica e metamorfica – anziché essere il frutto di una fantasia sfrenata o di un capriccio decorativo, si sviluppa in realtà in modo coerente, secondo una logica razionale quanto “implacabile”. Della pagina architettonica si mettono in luce le leggi formali soggiacenti nonché gli schemi che compensano nel modo più efficace l’orrore del vuoto. Il saggio ripercorre così la dialettica tra l’ornamentale e il figurato, tra la congerie di motivi decorativi e la legge della cornice, tra la convulsione dei primi e l’intelaiatura della seconda. Attenendosi ad un procedimento sostanzialmente descrittivo fondato sull’esperienza diretta dei referti visivi, Baltrušaitis fornisce così alla storia dell’arte il campionario e la codificazione più esaustivi dell’iconografia romanica e della sua natura teratologica. Non mancano alcuni inediti raffronti con la contemporaneità: le figure vengono definite barocche per la loro esuberanza; surreali per il loro carattere visionario; costruttiviste per la trama della composizione. Fino a postulare “una sorta di espressionismo medievale in cui spasmi e sproporzioni diventano gesti”, come nelle contorsioni acrobatiche. Allo stesso modo, per descrivere i rapporti tra la figura – umana o animale – e la struttura ornamentale, così come tra questa e l’architettura, si ricorre alla musica (leitmotiv e variazioni) ma soprattutto al montaggio cinematografico. Attraverso un approccio morfologico, l’autore rinviene sorprendenti concordanze fra immagini prelevate da contesti geografici e storici disparati, distribuite “su un grande tavolo come in un gioco di carte”, prescindendo consapevolmente dalla ricostruzione storica. Per quanto, tra metamorfosi e trasmutazioni, tra intrecci e fusioni formali, si accenni anche alle filiazioni sotterranee della plastica romanica, dall’Oriente all’Antichità classica, oppure alle sue peculiarità. E’ il caso della trama ornamentale araba, astratta e priva di quella dialettica con la realtà che sarà tipica del romanico.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2005
Recensito da
Anno recensione 2006
Comune Milano
Pagine 290
Editore