Gnosi e spirito tardoantico


Gnosi e spirito tardoantico è l’ultima delle grandi opere jonasiane che attendeva di essere tradotta in italiano. Benché la sua stesura in lingua tedesca abbia impegnato – non in forma continuativa – l’autore dal 1934 al 1993, si può dire che essa nacque da un intento chiaro e unitario: proporre un’interpretazione filosofica complessiva del fenomeno storico dello gnosticismo. La tesi di fondo jonasiana – di fatto rivoluzionaria sia rispetto alle ricerche storico-religiose coeve sia rispetto a quelle successive – consiste nell’ampliamento del concetto di "gnosi" (che giunge a includere fenomeni quali i miti gnostici, i culti misterici, i movimenti apocalittico-escatologici, il primo cristianesimo, il manicheismo, la letteratura ermetica, la filosofia neoplatonica) fino a farne il più eloquente rappresentante della cosiddetta "epoca gnostica", i cui tratti sono rinvenibili in ogni manifestazione dello "spirito tardoantico". A consentire una simile interpretazione – tanto originale, quanto ignorata dai suoi colleghi filosofi – è il peculiare metodo filosofico impiegato dallo Jonas allievo di Heidegger e Bultmann: un’indagine ermeneutica fondata sul presupposto secondo cui al di sotto di fenomeni storici in apparenza eterogenei sia possibile rinvenire una qualche unitarietà, coincidente con «il fondamento ontologico nella costituzione formale dell’esistenza in generale» (p. 36). Il tentativo di comprendere e cogliere tale fondamento esperienziale può – ad avviso di Jonas – gettare nuova luce sulla storia umana e sulle sue testimonianze documentarie. Quali possibilità e risultati interpretativi si schiudono in tal modo? Jonas individua la specificità del concetto di gnosi nella forma inedita e drammatica assunta dal rapporto tra essere umano, Dio e mondo, che egli sintetizza come segue: «L’atteggiamento fondamentale è quello di un dualismo escatologico anticosmico; il movimento fondamentale del mito risiede nella dinamica tra caduta e imprigionamento e risalita e salvezza; il motivo portante consiste nella tendenza demondizzante» (p. 23). Nell’introduzione all’opera, Jonas ribadisce che, ai fini dell’espletamento del proprio compito interpretativo, l’analitica esistenziale heideggeriana è stata uno strumento teorico insostituibile, essendo «il massimo raggiungibile per essenzialità esistenziale nell’approccio, per acume dell’elaborazione categoriale» (p. 133). Del resto, aggiunge, a provarlo è il fatto che, con il suo impiego, egli è riuscito a far parlare in modo ‘vivissimo’ un materiale che altrimenti sarebbe rimasto muto. Come sappiamo dal successivo sviluppo del pensiero jonasiano, di lì a poco – sospinto anche dai tragici avvenimenti successivi al 1933 – Jonas ritornerà sulla segreta complicità tra filosofia dell’esistenza e gnosticismo tardoantico, finendo per proporre una rivoluzionaria lettura "gnostica" dell’esistenzialismo contemporaneo.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2010
Recensito da
Anno recensione 2011
ISBN 9788845264191
Comune Milano
Pagine LXVIII + 1211
Editore