Le Leggi da Platone

mise en espace da 'Critone', 'Le leggi' e 'Minosse' di Platone

  • da venerdì 28 Ottobre 2011 a sabato 29 Ottobre 2011 - 21.00
Centro Culturale

Video integrale

a cura di Claudio Longhi
testi scelti da Carlo Altini
assistente alla regia Giacomo Pedini
con Lino Guanciale, Mauro Lamantia, Luca Micheletti, Simone Tangolo, Carlo Zanotti
e con Olimpia Greco (fisarmonica)

Il teatro è in grado di farsi ospite del pensiero. Anzi, non solo: può esserne cassa di risonanza, può farne vibrare le interrogazioni millenarie e persino azzardare qualche risposta. «Non sfugge al passato chi dimentica il passato», ammoniva un nuovo classico del pensiero moderno come Bertolt Brecht solo qualche decennio fa: per un’esplorazione dell’antica struttura ideologica su cui poggiano le nostre scienze politiche, cercando di fuggirne gli errori, le aporie, i cortocircuiti teoretici e recuperando la forza e la limpidezza delle originarie prospettive speculative e anche pragmatiche, il progetto di incontro tra filosofia e teatro pensato dalla Fondazione Collegio San Carlo vorrebbe guardare ai classici per non dimenticarne la lezione e, al contempo, per osservare il grado di evoluzione (o deterioramento) della nostra epoca storica, da quelle premesse germinata. Farsi consapevoli del presente, come leggendo in un termometro della filosofia il variare della temperatura “ideologica” lungo le epoche e comprendere così che cosa siamo diventati e come sia possibile rivoluzionare quanto non funziona nei nostri attuali sistemi: a questo il teatro potrebbe servire. O, forse, dovrebbe servire: allo stesso modo in cui si adopera una lente di ingrandimento per cogliere con chiarezza la struttura anatomica di un corpo piccolissimo, ugualmente, guardare attraverso un boccascena dovrebbe aiutare a chiarire i legami che consentono all’organismo dello Stato o della società – la metafora è antica – di funzionare, o che ne corrompono le attività. Il teatro attribuisce corpi alle idee, in modo che sia così possibile osservarle come al microscopio, offrendone utili inedite affascinanti prospettive “anatomiche”. La mise en espace delle Leggi di Platone giunge così come secondo approdo di un viaggio all’interno e all’intorno del sentimento politico occidentale che si specchia e si traduce nei capisaldi della filosofia politica classica, attraverso un percorso di avvicinamento all’antichità sviluppato sul doppio crinale dell’attualità/inattualità del “classico”. Dopo l’esperienza della Tirannide di Senofonte, che ha consentito un’incursione nella dimensione “privata” del potere – con le sue debolezze, le sue contraddizioni, le sue ragioni e le sue “sragioni” – il testo platonico sulle leggi introduce alla riflessione intorno al valore collettivo della legalità, il suo significato più fondo, i suoi rischi e i suoi interrogativi cruciali. Buona…osservazione!

Claudio Longhi

 

Che cos’è la legge? Che cos’è la giustizia? Qual è il rapporto tra legge, giustizia e costituzione politica? Come può una costituzione decisa storicamente essere giusta sub specie aeternitatis? Queste, e altre, domande individuano il cuore della tensione dialettica tra filosofia e politica, vero e proprio leitmotiv del pensiero di Platone, in particolare della sua ultima opera, Le leggi. Giustizia, costituzione e legge sono infatti i temi su cui, allo scopo di fondare una nuova città, discutono i tre anziani interlocutori del dialogo platonico – il cretese Clinia, lo spartano Megillo e un misterioso, o non meglio identificato, «straniero ateniese» – nel loro cammino da Cnosso al santuario di Zeus sull’isola di Creta. La domanda «che cos’è la legge?» è chiaramente ambigua perché la legge è in sé contraddittoria: da una parte è il giudizio e l’opinione della città sugli affari della città; dall’altra, nel suo tendere alla scoperta della verità, è qualcosa di più elevato del semplice giudizio della città. Da una parte la legge pretende di essere buona per sua natura, dall’altra si presenta come opinione vincolante della città, e quindi non buona in linea di principio, in quanto effetto di una decisione politica. Per questo motivo un buon cittadino che osserva rigorosamente le leggi di una città ingiusta non è un uomo giusto: la giustizia è buona solo se sono buone le leggi e non tutte le leggi sono giuste o buone in linea di principio. Il problema della legalità non è perciò risolvibile in via immediata. Evidente la pars destruens del problema: non può essere semplicemente la volontà del legislatore – sia esso principe legittimo, tiranno usurpatore o assemblea democratica – il criterio attraverso cui definire la giustizia di una legge o di una costituzione, così come non può essere semplicemente la legalità il criterio attraverso cui valutare la virtù di un regime politico. Più problematica, invece, la pars construens: la giustizia di una legge, o di una costituzione, dipende infatti dalla sua verità, non dal suo essere decisione autoritativa o tradizionale. Ed a questo problema non può essere fornita una risposta semplicemente politica, bensì filosofica. Come comporre insieme, allora, verità filosofica e saggezza pratica? Come evitare conflitti tra le esigenze di stabilità socio-politica e la tutela dell’autonomia di pensiero? Come può il filosofo essere un buon cittadino e, allo stesso tempo, un severo interprete delle istituzioni della propria città?
Carlo Altini

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Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
Per prenotazioni (fino a esaurimento posti)
Fondazione Collegio San Carlo
tel. 059.421208
dal lunedì al venerdì, ore 10-13; 15-18
cc@fondazionesancarlo.it

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