Le tecniche del comporre

Uno strumento espressivo indispensabile

  • martedì 09 Maggio 2017 - ore 17:30
Centro Culturale

Video integrale

Appuntamento in collaborazione con Amici della Musica di Modena

Le scelte di un compositore sono sempre avvenute in base a modalità desunte da uno o più codici compositivi, da un reticolo di norme. Più un sistema musicale è evoluto e complesso, più tali norme sono state applicate coscientemente.
In altri casi esse sono semplicemente legate a una prassi e la loro codificazione è pressoché inconscia. Per lo più, in Occidente, prassi compositiva e riflessione teorica hanno proceduto in modo abbastanza parallelo. Solo molto raramente, invece, la riflessione teorica ha generato una prassi: questo ci deve far riflettere, perché nel XX secolo, invece, ciò è spesso avvenuto (si pensi, appunto, a dodecafonia e serialismo). E forse, in questo caso, vi è l’innegabile rischio di esiti artificiosi sul piano musicale. Ma che natura hanno avuto, via via, le diverse regole del comporre? Quanto esse sono state vincolanti per le scelte di un compositore? E, soprattutto, perché si è sempre avuto bisogno di norme e di codici? Nell’immaginario collettivo, in fondo, l’attività artistica, soprattutto quando si parla di musica, è sinonimo di libertà creativa. Sgomberiamo innanzitutto il campo da questa curiosa, eppure diffusissima convinzione.
Ogni attività umana, dalla costruzione di una sedia, alla preparazione di un risotto, alla navigazione in barca a vela, si fonda sull’applicazione di regole formatesi e consolidatesi con l’esperienza o, meglio ancora, sul confronto continuo e reciprocamente stimolante tra l’uso di norme consegnateci dalla tradizione e l’intervento, attimo per attimo, della creatività individuale. La pura applicazione di regole a noi precedenti conduce all’accademismo, mentre l’intuizione lasciata a se stessa porta a risultati poveri, disordinati e, curiosamente, scontati. Ma, mentre le attività umane citate (costruzione di una sedia, preparazione di un risotto, navigazione a vela) hanno una funzione esteriore conclamata (sedersi, mangiare, arrivare da qualche parte via mare, in tempi antichi), e quindi la bontà delle regole può essere facilmente verificata, quanto meno perché se ben applicate esse permettono di evitare alcuni rischi (cadere per terra, mangiare malissimo, affondare o sbagliare meta), nell’operare artistico tale controllo è più opinabile, in quanto esso in generale, salvo nei casi in cui sia rivolto a un'”arte d’uso”, ha innanzitutto una funzione interna all’operatore, che è quella di soddisfare una sua personale esigenza espressiva.
La linea di demarcazione tra arte d’uso e non è sempre stata piuttosto sottile e non necessariamente l’una è risultata di livello inferiore all’altra: ma la differenza fondamentale è sempre consistita nel fatto che la prima delle due si muove in base a regole a lei esterne (se la musica di un film d’amore non provoca commozione al primo bacio di due amanti, essa ha fallito il suo scopo) e la seconda no. Da ciò trae alimento l’opinione comune secondo la quale l’opera d’arte non funzionale ha la licenza, anzi l’obbligo di non avere regole, in quanto deve essere “liberamente espressiva”. Naturalmente non è così: l’opera che nasca da nient’altro se non da un’esigenza espressiva (indipendentemente dal fatto che l’artista percepisca o no un compenso per il suo lavoro) ha un’ancor più ferrea esigenza di avere una regola, sebbene questa possa risultare poco verificabile. O meglio, la verifica della sua esistenza sarà costituita dalla necessità interna, passo per passo, dell’opera stessa, cioè dalla sua “bellezza”: in un’opera riuscita, invenzione e regola risultano inscindibili. La regola genera necessità e la necessità diviene bellezza.(da A. Solbiati, Ah, lei fa il compositore? E che genere di musica scrive? Quattro saggi su un’esperienza, Monfalcone, Teatro Comunale di Monfalcone, 2002, pp. 44-45)

 

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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