Parlare oggi di smart city vuol dire riferirsi a un modello di città nel quale si modificano i rapporti tra i cittadini e le istituzioni, tra i cittadini e il mondo dell’economia e, ovviamente, tra i cittadini stessi. La dimensione sociale del cambiamento, quindi, deve essere posta al centro dell’attenzione per chi voglia realmente comprendere le dinamiche in atto e magari contribuire in modo attivo a questo processo. Ma perché le città cambiano? E per quale motivo questa evoluzione, che comunque avviene, ultimamente sembra subire un’accelerazione?
Possiamo immaginare che siano tre le componenti che contribuiscono al cambiamento di una città: a) componente economica, b) componente sociale, c) componente ambientale. Queste tre componenti non sono isolate tra loro: la modifica di una, inevitabilmente, ha dei riflessi sulle altre che vengono «contaminate», fino a ristabilire un nuovo equilibrio, spesso in risposta a quelle emergenze che potremmo definire «stimoli esterni». Ognuna di queste tre componenti può giocare un ruolo «attivo», quindi può trainare le altre due, oppure un ruolo «passivo» di adattamento. L’innovazione tecnologica può contribuire notevolmente a modificare le città, anzi spesso è la causa stessa del cambiamento, in positivo o in negativo. In positivo, quando una nuova tecnologia contribuisce a migliorare la qualità della vita, in negativo quando invece il miglioramento è solo temporaneo o apparente e ci presenta il conto di quelli che potremmo chiamare «effetti collaterali». (…)
La parola green identifica tutto ciò che contribuisce al miglioramento della sostenibilità nelle sue varie accezioni, non necessariamente legate alla natura. Si parla allora di green buildings quando ci si riferisce a edifici concepiti e realizzati per ridurre l’impatto con l’ambiente, così come si parla di green economy per definire un nuovo modello di sviluppo che contrasti il modello economico «nero» basato su combustibili di origine fossile. Molti considerano la green economy un’opportunità, un’alternativa all’economia più tradizionale che sta attraversando, non solo per questioni ambientali, un periodo di forte criticità.
In una visione di breve e medio periodo forse questo è vero: oggetti nuovi come ad esempio pannelli solari fotovoltaici o isolanti termici innovativi o auto elettriche, che dal punto di vista dei numeri incidono poco sui fatturati complessivi di settore, hanno la necessità di trovare una loro visibilità all’interno di un nuovo modello economico, la green economy appunto. Ma quanto durerà questa fase di affiancamento della green economy all’economia reale? Forse fino a quando ci si accorgerà che questo nuovo modello di economia non sarà più un’alternativa ma l’unico modello al quale fare riferimento. Siamo all’inizio del cambiamento, comunque oltre i primi passi, ma abbiamo di fronte a noi una forte accelerazione da parte di tutto ciò che è nuovo, sostenibile, green e smart. Il quadro di riferimento internazionale deve far fronte a due questioni importanti: quella energetica, legata all’approvvigionamento di fonti di origine fossile, e quella ambientale, dal global warming all’inquinamento delle città. È solo una questione di tempo, potranno passare dieci, venti o cinquant’anni e forse non si sentirà più parlare di green economy, semplicemente perché tutta l’economia, facendo forza sul suo incredibile potenziale di auto-adattamento, sarà cambiata.
Non sono solo le questioni energetiche e ambientali i motori che stimoleranno il cambiamento della società e quindi delle città. La storia di Internet, contrazione della locuzione inglese interconnected networks, ovvero «reti interconnesse», è anch’essa direttamente collegata all’innovazione tecnologica. L’idea di una rete informatica che permettesse agli utenti di differenti computer di comunicare tra loro nasce negli anni ’50, occorre tuttavia aspettare fino gli anni ’80 per vedere la Rete delle reti che conosciamo oggi e dopo appena dieci anni ancora, siamo quindi negli anni ’90, la sua popolarità diventa fenomeno mondiale grazie al lancio del World Wide Web.
Il tema delle smart city è complesso, in esso molti aspetti del cambiamento economico, sociale e ambientale interagiscono con innovazioni tecnologiche che si sovrappongono ma, pur partendo da matrici diverse – quella energetico-ambientale e quella delle telecomunicazioni, ossia le tecnologie ICT – interagiscono presentando delle sinergie tali da rendere sempre più difficile, in un futuro prossimo, una separazione formale e funzionale. Una smart grid, ad esempio, trasporta energia elettrica, ma allo stesso tempo veicola segnali, istruzioni, informazioni, utilizzando tecnologie ICT, per un uso più razionale, conveniente e sostenibile dell’energia. Stabilire se una smart grid appartiene funzionalmente e concettualmente a un mondo o a un altro non solo è difficile ma forse potrà non avere più senso. (…)
Il concetto di città intelligente forse non troverà mai una definizione in grado di soddisfare tutti gli attori del cambiamento. La teorizzazione di un concetto, tuttavia, si può formulare partendo da un’analisi di ciò che è stato fatto e che si sta facendo, dalle esperienze spesso parziali di sviluppo economico, sociale e ambientale che, pur nella loro diversità, hanno un denominatore comune: l’obiettivo di migliorare la qualità dell’abitare dei cittadini e la ricerca di un nuovo rapporto tra cittadini e ambiente.
(da Giuliano Dall’Ò, Smart City, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 12-17).