Che cos'è la globalizzazione


La globalizzazione mette in discussione uno dei presupposti fondamentali della “prima modernità”, cioè il nazionalismo metodologico: viene meno l”insieme degli assunti di fondo in base ai quali finora le società e gli Stati sono stati rappresentati e vissuti come unità territoriali che si limitano reciprocamente. Globalizzazione, sostiene Beck – che traccia una radicale distinzione con il globalismo, secondo il quale viene liquidata la differenza tra politica ed economia – significa realizzare un non-Stato mondiale, una società mondiale senza governo mondiale: in sostanza uno stato di aggregazione della società per il quale le garanzie di ordine territoriale e statale, ma anche le regole di una politica legittimata dal consenso pubblico, perdono il loro carattere vincolante. Questa nuova società non-statale ricerca altre vie di legittimazione politica cosicché tra gli elementi di novità introdotti dalla globalizzazione vi è anche quello di una politica che muta le regole senza più dettarle. La preoccupazione dell”autore è quella di stimolare la ricerca sociologica a non cogliere staticamente la cultura globale, ma a considerarla come un processo dialettico non riducibile a una logica univoca del capitale, secondo il modello della globalizzazione, nella quale elementi contraddittori sono compresi e decifrati nella loro unità. Occorre ridiscutere i fondamenti della prima modernità alla luce di una trasformazione sociale caratterizzata dalla molteplicità e dalla non integrazione: che cosa significa oggi tolleranza? In che cosa consistono i diritti umani? Chi li garantisce? Come possono essere conservate le garanzia sociali finora concepite su scala nazionale? La globalizzazione non comporta una riduzione ad unità delle culture; la produzione di massa di simboli e informazioni culturali non conduce al sorgere di una cultura globale, ma alla creazione di una immaginario della vita possibile estremamente ambiguo, che permette una molteplicità di combinazioni. Nei non-luoghi della nuova società mondiale però si verificano nuove vicinanze tra mondi apparentemente separati, si realizza una localizzazione plurale, si assiste a una dipendenza transnazionale nei settori dell”economia, del diritto e della politica. Decisivo, conclude Beck, è comunque pensare che non si possa rinunciare allo Stato: l”alternativa è lo Stato trans-nazionale che deve vincolare i singoli Stati nazionali a procedure di cooperazione secondo una prospettiva cosmopolitica evitando l”attuale paradosso: uno sviluppo economico che si sottrae alla politica nazional-statale, ma che riversa i problemi da esso provocato all”interno della rete dello stato nazionale.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Roma
Pagine 198
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