Che cos'è la religione?


L’obiettivo dichiarato di questo volume è disegnare la mappa di un territorio metodologico ed epistemologico in grado di mediare tra i profondi cambiamenti intervenuti nel settore della scienza delle religioni all’estero e una situazione italiana che continua a coltivare giardini specialistici. Un’indagine che è diventata necessaria a seguito della frantumazione dell’identità religiosa tradizionale nella sfera individuale: dal religioso per tradizione si è passati al religioso per scelta; da un religioso radicato nel tempo e nello spazio si è passati a un religioso la cui spazialità muta con il mutare dei soggetti. Il pluralismo religioso moderno di cui si occupa Filoramo è caratterizzato da una definizione della religione come “interpretazione della situazione” e viene considerato (dalle istituzioni o dai singoli gruppi religiosi) ora come una minaccia all’identità collettiva, ora come eclisse delle verità individuali e collettive. Il pluralismo religioso mette anche in evidenza come sia venuto meno il presupposto implicito della compatibilità tra le istanze avanzate da ciascun soggetto sociale, in questo caso nella sfera religiosa: il caso più evidente è dato proprio dall’Islam, che propone con urgenza la necessità di costruire un quadro giuridico entro il quale disciplinare le dinamiche proprie del pluralismo religioso. L’attuale disseminazione del sacro negli interstizi più diversi delle società, per un verso è figlia del tempo (la cultura del simulacro tipica del postmoderno), per un altro verso sembra dovuta al fatto che esso è una delle modalità possibili con cui dare ordine e coerenza ai significati socialmente condivisi (non più valori comuni, ma oggetti e simboli a cui conferire una valore assoluto). Il problema maggiore che attende nel futuro le scienze delle religioni, conclude Filoramo, è ristabilire un ruolo significativo dell’indagine storica, senza rinunciare alle sfide della complessità. Ne consegue l’invito a questa disciplina di farsi carico della complessità crescente dell’oggetto, affrontandolo da una molteplicità di punti di vista, diventando così una metadisciplina che si sforzi di costruire un campo discorsivo in grado di mediare linguisticamente e teoricamente la complessità dell’oggetto studiato. Gli studiosi delle religioni sono chiamati poi a dare il loro contributo alla riflessione sul rinnovato ruolo civico della religione e sul nuovo fondamento che questo ruolo deve avere nelle nostre società: il termine “teologia politica” dovrebbe contribuire a rendere riconoscibile la circolazione tra la sfera del teologico e quella del politico e a ripensare la centralità del nesso tra religione e politica alla luce del nesso Dio/potere politico. La riflessione sul divino, ponendo il problema di un fondamento metaumano del politico, diventa quindi riflessione politica.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2004
Recensito da
Anno recensione 2005
Comune Torino
Pagine 408
Editore