Creazionismo

Il dibattito antico da Anassagora a Galeno


Il volume propone uno studio del dibattito sul creazionismo e sul finalismo nel mondo antico. La ricostruzione proposta da Sedley è strutturata attorno a uno dei nuclei concettuali e logici di tale polemica: «l’argomento del disegno», secondo il quale la struttura ordinata del mondo può essere spiegata solo ricorrendo all’esistenza di un creatore divino. In aggiunta, è sottolineato come questa posizione non implichi la «creazione dal nulla» propria della tradizione biblica e del tutto estranea al pensiero greco, in cui l’esistenza della materia era presupposta all’azione del dio. Benché l’identificazione di un carattere teleologico della natura sia usualmente fatta risalire a Platone e Aristotele, l’autore individua fin dai Presocratici l’idea di una «potenza divina» a governo del mondo. Diversamente dall’usuale lettura di impronta platonica, Sedley afferma che è Anassagora a introdurre il dualismo fra la «comune intelligenza umana» (p. 44) – identificata come potenza creatrice – e la materia che costituisce la natura in sé. Il modello creazionista sarebbe poi stato articolato anche da Empedocle il quale mostra la rilevanza del «modello dell’abilità artigianale divina» attraverso la descrizione dell’anatomia dell’occhio, secondo una strategia che verrà ripresa anche in epoca moderna. In continuità con le interpretazioni tradizionali, un ruolo centrale è attribuito a Socrate il quale ha introdotto, secondo Sedley, l’argomento del disegno. Infatti, nei Memorabili di Senofonte (I.4), Socrate assume la presenza in natura di strutture «sistematicamente finalizzate a uno scopo» come prova di un disegno quale origine causale della vita (p. 98). Il creazionismo di Platone è quindi individuato a partire dal Timeo di cui si propone una lettura cronologica letterale e non allegorica come una descrizione «dell’origine del mondo in un atto creatore intelligente» (p. 145). Proprio l’interpretazione letterale del mito del Timeo è il punto di riferimento polemico su cui è costruita la critica sviluppata dagli Atomisti. L’argomentazione dell’epicureismo è allora esaminata tanto nel suo carattere distruttivo quanto in quello costruttivo così come presentato da Lucrezio, il quale postula «l’accidente» in opposizione al «disegno» (p. 166). Fra quanti si oppongono al creazionismo si trova Aristotele il cui pensiero è considerato a partire dal libro II della Fisica. Sedley sottolinea come Aristotele, pur essendo il «più grande pensatore teleologico dell’antichità» (p. 177), si distacca dal creazionismo platonico, isolando il dio da ogni necessità di intervenire nel mondo e attribuendo alla natura la capacità di «produrre i suoi risultati anche in assenza del controllo di un’intelligenza» (p. 210). Il capitolo finale si concentra sullo stoicismo che ripropone, sviluppandolo, l’argomento del disegno. Attraverso l’esame, anche formale, dei vari confronti dialettici fra le varie posizioni, l’autore mostra come lo Stoicismo impone una «struttura sistematica al dibattito fra il creazionismo e i suoi critici» (p. 240). Nel complesso, il volume propone una storia del pensiero teleologico antico evidenziando il fondamento storico e la struttura logica e argomentativa delle varie posizioni di un dibattito ancora vivo e attuale.

Dati aggiuntivi

Autore
  • David Sedley

    Professore di Filosofia antica - Christ's College, University of Cambridge.

Anno pubblicazione 2011
Recensito da
Anno recensione 2012
ISBN 9788843054169
Comune Roma
Pagine 375
Editore