Critica della capacità di giudizio


Delle tre Critiche di Kant, la terza è quella che suscita le maggiori difficoltà per quel che concerne la determinazione del suo argomento. Talvolta si sono racchiuse le riflessioni consegnate alla terza Critica in un sistema architettonico classico, secondo il quale al Vero e al Bene si aggiungerebbe il Bello. Ma l’articolazione della terza Critica non legittima tale chiusura sistematica: alle riflessioni sulle proprietà dei giudizi di gusto segue la disanima della facoltà relativa ai giudizi teologici, espressi nelle scienze empiriche della natura. Questo nesso tra estetica ed epistemologia rende complesso il rapporto della Kritik der Urteilskraft del 1970 con la critica della ragione pura e quella della ragione pratica che l’hanno preceduta, in quanto la facoltà <> di giudicare stabilisce relazioni inattese tra il dominio fenomenico e quello noumenico mediante una rivalutazione della immaginazione. Grazie a due nuove traduzioni (oltre a quella curata da Amoroso, cfr. I. Kant, Critica del Giudizio, a cura di A. Bosi, UTET, Torino 1993; TEA. Torino 1994 – volume in cui si presenta in una nuova traduzione anche la <> alla Critica del Giudizio), è ora possibile seguire il testo della terza Critica alla luce degli esiti della letteratura più autorevole degli ultimi decenni. Rispetto alla classica traduzione laterziana, CH risale ai primi anni del Novecento, esse possiedono indubitabili pregi: quello di presentare il pensiero di Kant in una veste ben più perspicua e accessibile al lettore di oggi, e quello di correggere alcune sviste, talvolta notevoli, che rendevano in alcuni punti inattendibile la vecchia versione di Gargiulo, nonostante le revisioni di Valerio Verra. Un altro pregio è la notevole coerenza terminologica di queste nuove traduzioni, sebbene in ciascuna di esse affiorino sensibilità e intenti differenti. Diversamente da Bosi, Amoroso si attiene a rigorosi criteri filologici, vincolato anche dalla presenza a fronte del testo tedesco, mentre senz’altro radicali sono alcune soluzioni che egli propone per restituire in italiano il lessico tecnico kantiano. Su tutti, il rifiuto di rendere il termine Urteilskraft con la parola maiuscola <> per distinguere la facoltà che tale termine denota dall’atto del giudicare. <> è la capacità di giudicare, e per questo il suo esame rientra tra i compiti di una critica trascendentale, la quale si occupa dei confini che rendono possibili e legittime le operazioni di una facoltà, e non dei singoli atti di essa. Queste nuove traduzioni consentono dunque un aggiornamento critico di cui, da molti anni, si avvertiva l’esigenza.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Milano
Pagine 898
Editore