Della cosa ultima


La cosa ultima è l’Inizio, Dio, il Principio, l’Assoluto, la Trascendenza. Attingere questo Inizio è il compito che la filosofia deve “osare”. Esso è altresì compito paradossale, dal momento che l’Inizio non si dà né nella forma di un fondamento stabile e per sempre assicurato, né di un’origine storicamente accertabile, né di un’univoca rivelazione. Piuttosto l’Inizio si concede all’esperienza che lo ricerca in modo tormentato, al pensiero che sperimenta su di sé l’aporia della libertà. Della cosa ultima di Cacciari continua e spinge avanti la meditazione di Dell’inizio (1990) attraverso un itinerario dialogico, sia in senso intrapersonale sia interpersonale. Riguardo al primo aspetto, sono infatti tre le voci che vi prendono parte: l’Autore, l’Intelletto scettico e la Fede. L’una non sta senza le altre, a mostrare come il discorso intorno all’Inizio sia arduo e caratterizzato essenzialmente da insecuritas. Ma è anche dialogo con alcuni rilevanti tentativi di “pensare l’Impossibile”, quali quelli proposti da Emanuele Severino (Destino della necessità e Gloria), Vincenzo Vitiello (Cristianesimo senza redenzione e Il Dio possibile), Bruno Forte (Sui sentieri dell’Uno) e Piero Coda (Il logos e il nulla). Rispetto alla contaminazione di Dio con l’Essere e rispetto alla riduzione del Dio vivente al pensabile e dimostrabile Dio dei filosofi – operazioni portate a compimento dall’onto-teologia occidentale – Cacciari avverte la necessità di riappropriarsi del più autentico compito del filosofare, vale a dire di ricercare come l’uomo libero «intenzioni il Primo che è l’Ultimo, l’Inizio nel suo impossibile manifestarsi» (p. 107). Tale indagine procede oltre l’Essere onto-teologico, scoprendovi una totalità ancor più originaria e ricca, che Cacciari chiama il “Possibile” o la “Onni-compossibilità”. Esso è ciò che racchiude ogni possibilità e che sta oltre e prima di ogni possibile negazione. Ma esso è anche l’infinita libertà che sta a fondamento della propria libera apertura per l’essere. L’Inizio è pertanto dono assoluto, condizione dell’essere libero e, conseguentemente, premessa della tensione etica che costituisce l’esistenza umana costellata di aporie. L’essere libero si configura così come un corrispondere al dono ricevuto che riconosce l’Inizio nella Relazione, avvertita, come tale, quando sorge la nostalgia dell’Uno. Si può dunque parlare a questo punto di fede? Così l’Autore: «questo so: che avverto questa idea in me come il mio principio, la mia arché – e che l’avverto come una forza che esige la vita dell’essente – che il vivente eternamente senta e goda il vivente. Non voglio sperarlo. Voglio che sia così» (p. 512).

Dati aggiuntivi

Autore
  • Massimo Cacciari

    Docente di Estetica - Università Vita-Salute San Raffaele di Milano

Anno pubblicazione 2004
Recensito da
Anno recensione 2005
Comune Milano
Pagine 554
Editore