Esperienza e giudizio


Esperienza e giudizio apparve nel 1939 pochi mesi dopo la morte di Husserl. Con tale opera Husserl intendeva dare una veste definitiva alle sue ricerche sulla genealogia della logica, che hanno accompagnato l’evoluzione del pensiero fenomenologico sin dalle Ricerche logiche del 1900-1901.Il metodo di lavoro di Husserl, però, essendo costituzionalmente aperto e basato su continui approfondimenti, non ha consentito che Esperienza e giudizio giungesse a una forma compiuta. Data la mole e le molteplici direzioni delle sue indagini, Husserl affidò la cura dei suoi manoscritti a diversi allievi. Nel caso di Esperienza e giudizio la rielaborazione venne affidata sin dagli anni Venti a Ludwig Landgrebe, che nella sua Prefazione (pp. 3-7) da conto della genesi e dei criteri di stesura dell’opera. Si può così comprendere quale fosse il modo di procedere all’interno della cerchia husserliana, rarissimo esempio novecentesco di vera e propria scuola filosofica. L’insegnamento maggiore di Husserl fu, forse, il rifiuto di considerare compiuto ogni risultato della ricerca; l’oggetto dell’indagine è sempre passibile di perfezionamento. Ciò fa perdere trasparenza al campo d’indagine, senza però costringere a rinunciare all’istanza metodica di fondo. Non solo nell’ambito del fenomeno logico, si è così riconosciuta rilevanza progressivamente maggiore ai momenti che precedono le forme compiute della razionalità. Con Husserl si assiste, cioè, a uno scavo del territorio a monte del giudizio predicativo, e alla scoperta della funzione originaria propria del <>. L’attività che si esplica nel pensiero razionale dell’uomo e dei suoi saperi “scientifici” risulta pertanto condizionata dalla primaria passività che già nella percezione sensibile si rivela dotata di una peculiare articolazione, tale da consentire – e non inibire – il sorgere dell’esperienza propriamente logico-predicativa. Il risultato della forte connessione tra passività e attività, o anche tra l’elemento <> e quello <>, trasmette l’immagine di una essenziale unità dell’esperienza. E tale «connessione che l’operazione logica ha con la corrente dell’esperire mondano» (p. 57) trova la sua condizione non in una formale ipostasi trascendentale, bensì in un a priori materiale costituito dal flusso concreto della vita dell’uomo. Per questi suoi toni Esperienza e giudizio appare in sintonia con gli scritti raccolti nella Krisis, redatti da Husserl al termine della propria vita. La nuova edizione italiana di quest’opera rispetta maggiormente l’incedere della riflessione husserliana e i relativi tecnicismi rispetto a quella precedente del 1960 curata da Filippo Costa.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Milano
Pagine 382
Editore