Filosofia e legge

Contributi per la comprensione di Maimonide e dei suoi predecessori


Leo Strauss è noto soprattutto per le sue tesi sulla scrittura reticente e sulla superiorità del diritto naturale degli antichi (Platone e Aristotele in particolare) su quello dei moderni (soprattutto Hobbes, Spinoza e Locke). Più raramente è stato messo in luce il rapporto costitutivo del giovane Strauss, cresciuto nel clima culturale “postnietzscheano” della Germania di inizio Novecento, con le problematiche della filosofia ebraica ‘riaperte’ da Hermann Cohen e Franz Rosenzweig. Strauss, in aperta rottura con i suoi maestri, inizia con questo volume (uscito in prima edizione nel 1935) una critica complessiva della modernità a partire dalla questione ebraica e dall’impossibilità simultanea di un’ortodossia (religiosa o sionista) e di una declinazione in chiave “esistenziale” della Torah. Dalla constatazione dell’impossibilità di un ritorno immediato all’ortodossia ebraica e dall’insoddisfazione per lo storicismo relativistico (il cui massimo rappresentante è Heidegger), cui conduce lo slittamento ineluttabile dell’illuminismo in positivismo, Strauss approda prima alla riscoperta del razionalismo medievale di Maimonide, poi alla rivalutazione della filosofia politica di Platone. Di fronte alla crisi del mondo moderno portata in evidenza da Nietzsche, emergono infatti due questioni ineludibili: il relativismo e il nichilismo. Il loro superamento è possibile solo attraverso una radicale critica della modernità filosofica e politica, i cui esiti catastrofici sono esemplarmente visibili nella condizione spirituale dell’Europa (e dell’ebraismo) tra le due guerre mondiali. Una tale critica però non è possibile con le categorie elaborate dalla filosofia moderna, ormai ridotta a ideologia. Ecco dunque le ragioni del ritorno di Strauss a Maimonide e agli altri filosofi ebraici ed islamici del Medioevo (tra cui Averroè e Avicenna), che permettono una nuova comprensione dell’alternativa originaria di fronte a cui l’uomo sempre si trova se vuol costruire un giusto rapporto con se stesso e con il mondo: l’alternativa tra la filosofia e la legge, cioè tra Atene e Gerusalemme. Per Strauss, infatti, la Rivelazione rappresenta il primato ‘cronologico’ della Legge sulla speculazione filosofica, del “bene pubblico” sulla ricerca della verità: «la Torah è – come il mondo, proprio in quanto mondo – prima della filosofia». Tuttavia, malgrado la Legge costituisca il fondamento della convivenza umana, per Strauss resta saldo il primato ‘logico’ della vita contemplativa: la profezia, intesa come condizione di possibilità della vita associata, è il “bene primario”, ma la filosofia costituisce il “bene supremo”.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2003
Recensito da
Anno recensione 2004
Comune Firenze
Pagine 325
Editore