Globalizzazione

Una mappa dei problemi


Andando oltre la dialettica tra ottimisti e pessimisti sulla globalizzazione (razionalizzazione burocratica, diffusione tecnologica e benessere economico da un lato; sfruttamento delle risorse naturali e ambientali, aumento del debito dei paesi poveri e polarizzazione della distribuzione della ricchezza dall’altro), Zolo mira ad un’analisi che metta a fuoco le problematiche specifiche e differenziate. Se infatti l’interesse per gli effetti della globalizzazione si concentra sul settore economico e finanziario, non di meno occorre esaminare i suoi effetti sul piano del diritto internazionale, della cultura e delle relazioni tra gli Stati. Sul versante economico-finanziario si assiste non tanto alla formazione di un’economia globalizzata, quanto a un’intensificazione e a un’internazionalizzazione degli scambi tra economie che restano fra loro sostanzialmente separate e che vedono il mantenimento di una serie di protezioni che discriminano i paesi e le economie più deboli. Gli Stati nazionali stanno perdendo la funzione di controllo e razionalizzazione delle forze economiche, sociali e tecnologiche: al loro posto si sta affermando una governance globale in virtù della quale i rapporti con i cittadini sono sottoposti al controllo di nuovi soggetti. Si viene così configurando uno “spazio giuridico globale” in cui dominano vere e proprie multinazionali del diritto (commerciale, fiscale e finanziario) che pongono la loro competenza al servizio di corporations transnazionali, rispetto alle quali le istituzioni statali sono sempre meno in grado di difendere i diritti fondamentali degli individui. Parallelamente le funzioni giudiziarie tendono a espandersi a livello internazionale, limitando lo spazio giuridico dei parlamenti nazionali. Avanza allora un “sistema dualistico” di giustizia nel quale a una giustizia confezionata su misura per i detentori del potere economico, si affianca una giustizia di massa per “consumatori ordinari”. Si registra, infine, la transizione dal modello della guerra moderna a quello della guerra globale che configura non soltanto una diversa morfologia della guerra, ma anche una vera e propria eversione del diritto internazionale e una regressione alle antiche retoriche di giustificazione della guerra, che è globale in senso ideologico per il costante richiamo a valori universali e a un monoteismo neoimperiale della guerra umanitaria. I processi innescati dalla globalizzazione sono irreversibili, ma occorre correggere la loro gestione politica: non è infatti irreversibile la totale liberalizzazione dei movimenti del capitale finanziario, la deregolamentazione del mercato del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale e la privatizzazione del diritto internazionale.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Danilo Zolo

    Professore di Filosofia del diritto - Università di Firenze

Anno pubblicazione 2004
Recensito da
Anno recensione 2005
Comune Roma-Bari
Pagine VVV+163
Editore