Identità del cattolico medio nella crisi di appartenenza religiosa


E’ dedicato alla crisi del senso di appartenenza e all’identità del cattolico medio il simposio promosso dalla rivista di scienze religiose “Studia Patavina”. Si tratta di undici contributi di carattere teologico e sociologico che si propongono di analizzare, in particolare, la condizione e l’identità del fedele che si colloca a metà strada tra il praticante assiduo e il credente disimpegnato. Al dibattito, curato da Andrea Toniolo ed Enzo Pace, partecipano Gian Luigi Brena, Paolo Giuriati, Gianni Ambrosio, Carlo Scilironi, Chino Biscontin, Giuseppe Trentin,Giuseppe Capraro, Luigi Contin e Luigi Sartori.
A Enzo Pace spetta il compito di inquadrare gli elementi nodali del problema: 1) la maggioranza della popolazione italiana si definisce cattolica, ma frequenta sempre meno i luoghi nei quali si trasmettono le risorse simbolico/sociali che formano l”identità religiosa; 2) è avvenuta una “secolarizzazione interna” alla Chiesa, che si esprime con la riduzione della presenza del clero nella società, con l”evidenziazione del “volto etico” del cattolicesimo e con la caduta dei codici di regolazione dei comportamenti morali; 3) si è verificato uno strappo nella formazione del sentimento di appartenenza a un luogo e a una memoria; 4) l”agire della Chiesa è incerto tra la necessità di ribadire l”assolutezza di una verità e la ricerca del consenso nella sfera pubblica.
L”identità del cattolico è entrata in crisi quando si sono indeboliti i legami che la tenevano ancorata a luoghi presidiati dal cattolicesimo, e ciò è avvenuto contemporaneamente all”affievolirsi del carattere unitario che caratterizzava il campo ecclesiale. Ciò ha prodotto come esito una maggiore autonomia dei credenti (che sono spinti anche verso il mondo del parareligioso) e una difficoltà della Chiesa a controllare i confini simbolici del sistema di credenze. La situazione è complicata da alcune incongruenze: si riconosce il peccato ma si afferma l”obsolescenza del suo concetto; la vita civile perde ogni referente morale, ma si richiede allo Stato una protezione in nome di valori che si richiamano a una prospettiva etica. Occorre forse indagare sul fatto che una offerta di beni simbolico-religiosi di non buona qualità non è riuscita a soddisfare quel bisogno di senso e identificazione che l”attuale situazione storica richiede. In questa ottica il “rifiuto” della Chiesa e del suo magistero può essere visto come uno stimolo per ripensare la fede come valore, profezia e condivisione.

Dati aggiuntivi

A cura di
Anno pubblicazione 1996
Recensito da
Anno recensione 1997
Pagine 19-89
Editore