Il bene e il male dopo Auschwitz

Implicazioni etico-teologiche per l'oggi


A distanza di oltre cinquanta anni dalla Shoà (termine ebraico preferibile al più consueto “olocausto”), il nome di Auschwitz continua ad inquietare le coscienze e a porre una serie di interrogativi ineludibili: cosa significa credere nell’epoca del “dopo Auschwitz”? Come pensare l’uomo? Sono cambiati, alla luce di quella tragedia immane, i paradigmi etici e antropologici? L’attacco radicale portato dal nazismo al Dio della Bibbia e della rivelazione ebraico-cristiana ha costretto in realtà gli studiosi a rivedere i propri modelli umani, teologici e filosofici, come documenta compiutamente il corposo volume collettaneo curato dal filosofo Emilio Baccarini e dalla direttrice del Centro Sidic, Lucy Thorson. Esso raccoglie i diversi materiali relativi al Simposio internazionale organizzato in Vaticano dalla Commissione pontificia per i rapporti religiosi con l’ebraismo, alcuni mesi or sono, sotto il titolo Good and evil after Aushwitz, ethical implications for today. Ne emerge una rassegna straordinariamente ricca e sfaccettata di interventi sull’argomento, proposti di volta in volta da alcuni dei maggiori intellettuali viventi in ambito ebraico (dal rabbino tedesco Emil Fackenheim, che espone le ragioni possibili di una teologia abramitica della Shoà, al rabbino italiano Benedetto Carucci Viterbi, che disquisisce attorno al “nascondersi di Dio”, allo psicanalista David Meghnagi, che parla dell’elaborazione del lutto tra memoria e storia) e in ambito cattolico (dal fondatore della teologia politica Johan Baptist Metz, teso a rimarcare gli infausti esiti del dramma della conservazione della memoria nell’attuale epoca caratterizzata da una vera e propria amnesia culturale, al filosofo Armando Rigobello, che discute di principi morali in situazione limite, al domenicano francese Bernard Dupuy, cui spetta presentare le problematiche connesse ai temi del bene e del male negli scritti di Jonas e della Arendt). Auschwitz diviene così un richiamo radicale ad approntare un’etica della responsabilità all’altezza dei tempi e insieme autentico “evento teologico” che costringe rispettivamente ebrei e cristiani a chiedersi quale è il significato religioso della Shoà dentro la storia del popolo ebraico e quale è il significato di Israele nella storia della salvezza cristiana.

Dati aggiuntivi

A cura di
Anno pubblicazione 1998
Recensito da
  • Brunetto Salvarani

    Professore di Missiologia e Teologia del dialogo - Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna, Bologna

Anno recensione 1999
Comune Milano
Pagine 459
Editore