Il corpo nel Medioevo


Proseguendo nel suo lavoro di recupero della vitalità espressiva, culturale e sociale presente nel Medioevo, Le Goff indirizza il proprio sguardo sul corpo, inteso come “attore e ricettore del processo di civilizzazione dell’Occidente” colpevolmente dimenticato dagli storici. La storia del corpo presenta importanti passaggi, come testimoniano due figure cardine: Luigi IX (che umilia e mortifica il proprio corpo) e Francesco d’Assisi (che ha lodato Dio per frate corpo). Questi due poli sono i rappresentanti della tensione tra la mortificazione del corpo e la sua esaltazione che caratterizza il Medioevo e che per questo oscilla tra la Quaresima e il Carnevale. Durante l’età medievale è stato portato a compimento quel processo di negazione della sessualità e rinuncia alla carne iniziata dopo l’istituzionalizzazione della religione cristiana. Questa infatti introduce la trasformazione del peccato originale in peccato sessuale, secondo i canoni di un pensiero simbolico che interpreta e deforma i testi della Bibbia. Anche la malattia, che si diffonde mediante il contagio, viene guardata come un prodotto del peccato: per questo motivo, dato che il corpo medievale è sempre compenetrato dall’anima, la medicina diviene principalmente un modo per curare l’anima. Contemporaneamente si afferma il tabù del sangue, che è alla base della condizione di inferiorità cui saranno confinate le donne, nonostante l’esaltazione della figura divina di Maria. La tensione tra corpo glorificato e corpo represso si estende a tutti i settori della vita sociale, come viene evidenziato dal ruolo assegnato al lavoro manuale, di volta in volta disprezzato e valorizzato: durante l’alto Medioevo il lavoro è considerato una penitenza, mentre a partire dal secolo XI si arriva a considerare l’uomo che lavora come cooperatore dell’azione divina. Le Goff indica il tentativo di esercitare un serrato controllo sul corpo da parte della Chiesa, che coinvolgerà, ad esempio, anche il riso, distinguendo tra quello buono e quello cattivo, tra il divino e il diabolico. Non potendo però controllare pienamente il corpo, la Chiesa cercherà di codificarlo e regolamentarlo mediante le pratiche corporali. Questo tentativo verrà esteso, grazie anche alla nascente civiltà di corte, al compito di civilizzare il corpo attraverso l’attenzione per i gesti e le buone maniere: in una società fortemente ritualizzata, i gesti, i movimenti e gli atteggiamenti del corpo sono al centro della vita sociale, tanto che progressivamente si afferma l’attenzione rivolta alla vestizione del corpo: i personaggi di maggior prestigio passeranno infatti attraverso cerimonie di vestizione rituale.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2005
Recensito da
Anno recensione 2006
Comune Roma-Bari
Pagine XIV + 188
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