Il disaccordo

Politica e filosofia


L'Autore prende in esame la natura e i caratteri dei concetti di politica e di filosofia politica, mettendo in evidenza la loro sostanziale eterogeneità. Secondo Rancière, la logica peculiare della filosofia politica è di tipo "poliziesco", in quanto sancisce nette differenziazioni tra gli individui e organizza gli spazi di visibilità riservati a ciascuno. La politica in senso proprio, invece, non presta attenzione agli aspetti gestionali e contabili dell'agire sociale, non si preoccupa di concedere agli uomini e alle donne i titoli del riconoscimento e della partecipazione alla vita politica, ma punta a mettere in crisi tali fondamenti dell'ordine e dei rapporti di forza vigenti. Ma sono proprio questi aspetti ad essere descritti come eterni ed immutabili dalla filosofia politica, non mancando neppure di escogitare artifici di pensiero per definire e giustificare quell'ordine contingente. Nella prospettiva di Rancière, dunque, la filosofia "cerca di farla finita con la politica, sopprimendo uno scandalo di pensiero tipico dell'esercizio della politica" (p. 21); ed è uno scandalo, questo, riconducibile alla contrapposizione tra la logica del disaccordo, peculiare della politica, e la logica dell'ordine, propria della filosofia. Quest'ultima logica, argomenta l'Autore, tende a "semplificare" l'altra, se non già ad espellerla da sé, per "fare davvero politica, realizzando così la vera essenza di cui la politica parla": quindi, dal punto di vista della filosofia politica, "mettere ordine nella logica della politica è una condizione per definire ciò che è proprio della filosofia" (p. 22). Nella prospettiva di Rancière, la politica si fa propugnatrice di una radicale uguaglianza che contesta ab imis qualunque organizzazione dei rapporti individuali fondata su un principio diverso da quello "aritmetico", orizzontale, laddove tutta la storia della filosofia politica sembra esaurirsi nel tentativo di costruire un principio "geometrico", verticale, di ripartire gli spazi dell'azione, del visibile e del non visto, dell'udibile e dell'inaudito, sulla base di una differenza contingente che viene spacciata per naturale. Tuttavia, la crisi che la politica determina ogni volta che contesta quell'ordine, non deriva da un'ignoranza reciproca delle parti. L'Autore afferma che il "disaccordo" non cela né l'incomprensione né il fraintendimento: essere in disaccordo, infatti, non significa non intendersi perché si parla di due cose distinte o si parla due lingue diverse, ma vuol dire avere "opinioni" differenti pur parlando della medesima cosa.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788883535116
Comune Roma
Pagine 150
Editore