Il lavoro nel Medioevo


A fronte di una riflessione teologica sul lavoro durante il Medioevo, la ricerca di Fossier descrive con chiarezza il quadro delle produzioni e delle condizioni di vita dei lavoratori occupati nell’artigianato, nell’agricoltura, nel commercio. Attraverso l’analisi delle forme di produzione e degli oggetti materiali vengono analizzati i rapporti tra l’ambiente naturale e la società, così come vengono passate in rassegna le varie scale dei valori sociali sul lavoro e sull’attività pratica caratteristiche dell’epoca, dal vertice superiore – i possidenti – a quello inferiore – la massa dei mendicanti e disoccupati. Naturalmente, la mancanza di documentazione impedisce spesso di collocare in un preciso momento i particolari aspetti di una forma di lavoro: tuttavia, questo è dovuto soprattutto al fatto che il Medioevo non ha visto radicali sconvolgimenti delle modalità di lavoro. Infatti il Medioevo non è stato in grado, nemmeno sotto la pressione del progresso economico che pure ha conosciuto, di concepire e attuare una “politica del lavoro”: non a caso, durante la sua prima metà ha conosciuto, intorno al tema del lavoro, soltanto il messaggio della Chiesa, mentre successivamente è stato caratterizzato dalle rivalità politico-sociali. Si spiega così l’emanazione di statuti e regolamenti che, a partire dal seco-lo XI, disciplinano in modo identico orari, riunioni, festività: l’obiettivo reale è inquadrare i lavoratori, sorvegliarli, difendersi dalla concorrenza prima ancora che ricercare una migliore qualità della vita e della produzione. Soltanto tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento si diffonde la consapevolezza della dignità del lavoro, specialmente di quello manuale: teologi come Tommaso d’Aquino e eruditi come Giovanni di Salisbury esaltano la fatica del lavoratore, proprio mentre la Chiesa ufficiale continua a guardare con sospetto i lavoratori isolati, al contrario di quelli organizzati in gruppi. In ogni caso, continua a persistere la convinzione di dover mettere limiti alla ricerca del massimo guadagno: diversamente dal sistema capitalistico, si lavora al momento, senza strategie ‘razionali’ a lungo termine e senza stoccaggio di merci. Progressivamente, il settore degli scambi assume la stessa importanza della produzione artigianale: nella società medievale chi ha il dominio del ferro e del denaro possiede anche il potere politico, mentre una schiacciante maggioranza di persone vive grazie alla terra. In questo senso, uno studio sul lavoro nel Medioevo deve partire da questo elemento, assegnando il ruolo centrale alla conquista della terra e al controllo della natura.

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Anno pubblicazione 2002
Recensito da
Anno recensione 2002
Comune Torino
Pagine XI + 329
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