Il mito di Roma

Da Carlo Magno a Mussolini


Giardina e Vauchez ripercorrono, lungo i quindici secoli successivi alla caduta dell’impero romano, la memoria della città eterna, le sue innumerevoli rappresentazioni mentali e i modelli estetici che le hanno permesso di sopravvivere come bacino inesauribile di idee e miti. Roma pagana e cristiana, repubblicana e imperiale, universale e comunale: sono questi solo alcuni dei riferimenti ideologici che i due storici cercano di ricostruire a partire dal complesso lascito della civiltà romana, con cui tutto l’Occidente, passato l’anno Mille, si troverà a fare i conti per orientare il proprio campo di azione politica e culturale. Non stupisce allora di riscoprire Roma vista da un altrove, un altrove volta a volta sociale, temporale, intellettuale, come lo fu per coloro che ad essa si richiamarono durante la Riforma e la centralizzazione della Chiesa intorno al papato, o promossero la scrittura umanistica nel Rinascimento o, in tempi più recenti, hanno voluto sostenere la politica estera dell’Italia fascista. Allo stesso modo, durante la Rivoluzione francese, il mito di Roma è servito a legittimare aspirazioni democratiche e riformiste che si ricollegavano all’esempio di Bruto o dei Gracchi, ma è parso suscettibile anche di critiche riformatrici a coloro che vi vedevano il modello di regimi autoritari o totalitari. Un prisma di significati spesso antitetici fra loro, e il relativo processo di periodici flussi e riflussi della romanità in seno alla società e alla cultura dell’Occidente, non impedisce ai due Autori di focalizzarsi su alcuni temi ricorrenti, un nocciolo duro di idee-forza che costituiscono per la storiografia interessata ai fenomeni di lunga durata il vero stimolo alla ricerca storica: l’eredità di una realtà sociale vivente diviene perciò rappresentazione di un primato universalistico, che fa di Roma l’idea di uno spazio amministrativo unificato e regolato dal diritto, orientato all’efficacia tecnica, associato alla bellezza delle forme nell’arte e nell’ingegneria civile, a uno stile di vita retto da un insieme di virtù morali. Se è vero, dunque, quel che scrive Pierre Vidal-Naquet in un volume dedicato all’immagine della democrazia greca, ossia che con l’interpretazione moderna delle strutture di potere relative al passato greco, ellenistico e romano comincia quell’«ailleurs intellettuale» (con l’umanesimo di Petrarca, proseguendo poi con la Rivoluzione francese e con le teorie di Marx e Renan) che definisce a sua volta il lavoro stesso dello storico, allora, in questa prospettiva, anche il mito di Roma acquista per noi, oggi, «una profondità nuova e rivelatrice».

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788842086208
Comune Roma-Bari
Pagine 348
Editore