Kéramos

Scritti per «Il Ponte»


Il libro raccoglie i contributi pubblicati da Massimo Jasonni tra il 2007 e il 2016 sulla rivista di politica, economia e cultura «Il Ponte», fondata a Firenze nel 1945 da Piero Calamandrei. Si tratta di più di settanta interventi, che nella maggior parte dei casi prendono spunto dal presente e dai fatti dell’attualità politica e culturale del nostro Paese per proporre una riflessione più generale su quello che l’autore considera il problema fondamentale del nostro tempo, ovvero il nichilismo. Nella prospettiva di Jasonni, il nichilismo non si identifica soltanto con la perdita di valori etici e religiosi da parte della società occidentale o con la scomparsa di orizzonti e di punti di riferimento per l’uomo moderno, da cui scaturisce un senso di disorientamento e di precarietà dell’esistenza. Piuttosto il nichilismo assume, in senso heideggeriano, il volto ambiguo del «definitivo trionfo della tecnica» che, se da un lato consente il raggiungimento di traguardi scientifici prima impensabili, dall’altro conduce inevitabilmente a una crescente specializzazione, che dà luogo alla parcellizzazione del sapere. All’affermazione del nichilismo concorrono due tendenze apparentemente opposte: sia l’invocazione di un ritorno ai valori del passato, spesso più idealizzato che effettivamente esistito, sia il rifiuto del ricorso alla storia e all’umanesimo da parte di chi preferisce vivere in un eterno presente. Nell’uno come nell’altro caso, il rischio è «consegnarsi all’ebbrezza di una quotidianità senza mete», incapace sia di interpretare il passato sia di rivolgersi in modo propositivo al futuro. Jasonni propone, perciò, di arginare questa deriva attraverso il recupero di un sapere globale, una spinta umanistica che consenta di ricostituire l’identità umana nella sua totalità.
Gli articoli che compongono il volume sono organizzati in quattro sezioni, ciascuna delle quali indaga quelli che potremmo definire gli effetti del nichilismo in un settore specifico della vita pubblica, dalla politica alla scuola, dalla giustizia alla religione. In particolare, nella prima sezione, intitolata Polis, viene analizzata la crisi delle istituzioni sociali e politiche, su cui secondo Jasonni gravano anzitutto la mancanza di progettualità delle classi dirigenti e il graduale ma inarrestabile annullamento della sfera pubblica a vantaggio di quella privata, che si esprime soprattutto nell’affermazione dell’individualismo sull’idea di comunità. Su tale processo incidono inoltre l’incapacità del socialismo e delle sinistre in generale di proporre un’alternativa valida allo strapotere dell’economia e della finanza internazionale. Non da ultimo, Jasonni lamenta le difficoltà del processo di unificazione europea che ha anteposto le esigenze monetarie ed economiche alla riscoperta del comune patrimonio culturale e politico, tradendo così il progetto di un’Europa dei popoli delineato da Altiero Spinelli.
La seconda sezione – Le belle lettere – invita a ripensare i rischi derivanti dalla marginalizzazione del sapere umanistico. Jasonni non cede a una lettura pessimistica, ma si sofferma invece su alcuni momenti centrali nella storia della letteratura italiana tra Ottocento e Novecento. L’analisi si sviluppa sia come ricostruzione storica sia come critica militante: nel primo caso, ad esempio, si ripercorre il tormentato rapporto di Gadda con il fascismo e la formazione intellettuale del giovane Walter Binni, a partire dalla sua riflessione sui rapporti tra cultura italiana e tedesca; nel secondo, si argomenta in favore di una possibile attualità di Leopardi in ambito politico e come maestro di laicità e si discute il celebre giudizio di Moravia su I Promessi Sposi come «tentativo di realismo cattolico», in cui «conservatorismo» e «arte della propaganda» si fondono «ai danni della sola forza rivoluzionaria che esiste nella letteratura: la poesia». Non manca anche l’attenzione su figure solo apparentemente minori della storia letteraria nazionale, come Enrico Pea e Manlio Cancogni, nel cui ricordo da parte dell’autore si mescolano autobiografia e passione letteraria.
La terza sezione, La scuola e l’università, è dedicata a una riflessione sulla difficile situazione in cui versano la scuola e l’università italiane, di cui Jasonni individua in modo esplicito le responsabilità, chiamando in causa non solo le scelte politiche, ma anche quelle della classe docente e accademica, che ha finito con l’accettare la subordinazione delle scienze umane e sociali alla ricerca scientifica e tecnologica. Facendo propria la lezione di Calamandrei e di Aldo Capitini, si ricorda come l’istruzione sia uno strumento fondamentale per dar vita a una scuola laica, libera cioè non solo dalle ingerenze religiose, ma anche da quelle dei poteri politici ed economici. Solo in questo modo, infatti, si può sperare di formare una nuova classe dirigente, che non si limiti a difendere i propri interessi e privilegi, ma sia preparata ad affrontare le sfide poste dalla società globale.
Al centro della quarta sezione del volume, La parola, il pensiero, vi è infine la perdita di centralità del linguaggio e dell’argomentazione nel dibattito politico contemporaneo e nei mezzi di comunicazione di massa a favore di un utilizzo strumentale e retorico delle parole o delle immagini dal forte impatto emotivo. Nei saggi di quest’ultima sezione, Jasonni mostra come tra linguaggio ed etica esista in realtà un nesso inscindibile: da un lato, ricostruisce l’origine e l’evoluzione dei concetti di logos, ethos e religio; dall’altro, propone una rilettura spesso originale di testi della tradizione sia filosofica sia letteraria, da Eraclito a Ovidio, da Parmenide a Lucrezio.
Sono proprio i "classici" – una categoria che in questo caso deve essere intesa in senso ampio e che non si limita affatto all’antichità, ma comprende tanto Platone quanto Capitini, tanto Omero quanto Leopardi – il punto di riferimento di tutti gli articoli del volume, che appunto recupera il termine classico, «sacrale», di kéramos, che nella cultura greca indica il vaso, la brocca o, più in generale, qualsiasi recipiente atto non solo a contenere, ma anche e soprattutto «a contemperare temi sacri e realtà profane, valori assoluti e abitudini quotidiane». Sono pertanto i classici gli interlocutori privilegiati a cui si rivolge per rintracciare gli strumenti utili alla diagnosi della situazione politica e culturale dell’Europa contemporanea e al contempo per trovare una cura contro l’avanzare del nichilismo inteso come l’epoca del dispiegamento completo della tecnica. Tornare ai classici, sempre con spirito critico e senza cadere in una sterile contrapposizione tra passato e presente, è dunque l’unico modo per non consegnarsi a quella che lo stesso Jasonni definisce «l’eclisse della ragione».

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2016
Recensito da
  • Carlo Altini

    Professore di Storia della filosofia - Università di Modena e Reggio Emilia

Anno recensione 2016
ISBN 978-88-88861-58-6
Comune Firenze
Pagine 330
Editore