La confessione come genere letterario


“Il mondo attuale ha la spaventosa faccia dell”assenza del soggetto, della molteplicità sfuggente e fluida dell”io psichico da cui è fuggita la forma, lasciando il fantasma e il vuoto: non avrà bisogno di una vera e inesorabile confessione?” Con queste parole Maria Zambrano (1904-1991) concludeva il saggio La confessione come genere letterario, oggi interamente disponibile in italiano (la sola prima parte era stata presentata su «Aut-Aut», n.265, Gennaio-Aprile 1995). Il titolo si spiega con il fatto che la confessione è un racconto, una lunga conversazione fatta a viva voce, che, come un romanzo trasporta l’autore in un tempo diverso da quello della vita. La confessione come genere letterario è qualcosa di esclusivo della cultura occidentale e vi compare – afferma l”autrice – nei momenti in cui la cultura sembra essere e l”uomo si sente solo e abbandonato. E” sant”Agostino che mostra la confessione in tutta la sua pienezza (mentre Giobbe ne sarebbe l”antenato); egli si è offerto allo sguardo divino per entrare nella luce a attuare la conversione. Chi legge una confessione è obbligato a leggere dentro se stesso e ad esporsi alla luce come ha fatto chi si è confessato. La confessione è la ricerca dell”unità tra realtà e vita. La filosofia invece ha da tempo rinunciato a questo tentativo e non sente più l”esigenza di far convertire la vita. In questo modo ha però umiliato la verità. La confessione come genere letterario mostra il cammino attraverso il quale la vita s”avvicina alla verità e cerca di riempire il vuoto dell”inimicizia tra la ragione e la vita. La ragione moderna ha lasciato svilita la vita; superbia (dovuta all”idealismo) e umiliazione sono i due poli dell”anima moderna che non si è riconciliata con se stessa e ha reagito con l”azione; un”azione rivoluzionaria, tipica dell”adolescenza, in cui le speranze precipitano. L”azione vera è quella in cui anche gli altri si ritrovano dopo essere stati messi di fronte a un cuore trasparente. L”unità con gli altri realizzata dalla confessione non è però quella prospettata dai filosofi – identità dell”idea e unità armonica – ma, con Agostino, quella che viene trovata in un luogo inaccessibile, in cui non c’è patimento. Anche l”io cartesiano andava alla scoperta dello stesso genere di unità superiore individuato da Agostino; quello stesso io trascendentale analizzato dall”idealismo tedesco, l”identità unica del soggetto della conoscenza determinato dal pensare. Nelle pagine conclusive, Maria Zambrano si sofferma in particolare sul surrealismo, vicino alla confessione quando cerca il punto in cui il reale e l”immaginario cessano di essere percepiti in modo contraddittorio.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Milano
Pagine 128
Editore