La creazione del sacro

Orme biologiche nell'esperienza religiosa


La religione, come tutti i fenomeni naturali e i cicli vitali, è presente in ogni cultura e in ogni epoca: ma allora, se la religione è parte integrante dell’esperienza umana, comprendere lo statuto della religione dovrebbe essere parte integrante dell’impegno teoretico volto alla definizione di un’antropologia naturale. Burkert studia dunque i fenomeni religiosi seguendo le orme della biologia e connettendoli strettamente all’invenzione del linguaggio: ma, proprio perché legata al rituale, la religione sembra più antica del linguaggio. La tesi della sociobiologia – intesa nel senso forte della coevoluzione di geni e cultura – non può dunque essere verificata nel caso della religione. Tuttavia la mancanza di prove non autorizza a separare la cultura dalla biologia, né la religione dalle sottostrutture formatesi nel corso dell’evoluzione della vita: l’impulso alla sopravvivenza biologica, ad esempio, appare interiorizzato nei codici dell’esperienza religiosa, nel quale è caratteristico il postulato dell’immortalità o quello della vita eterna. Il carattere ibrido dell’esperienza religiosa presenta allora un incontro interdisciplinare di temi, il cui carattere è evidente, per esempio, nell’interpretazione del suo aspetto ‘consolatorio’, volto a placare l’ansia e la paura che accompagnano i passaggi fondamentali della vita umana e che hanno chiare funzioni biologiche nel proteggere la vita, indirizzando l’attenzione dell’uomo verso un’autorità suprema, realizzando un’efficace “riduzione della complessità” e ‘organizzando’ un senso dal caos primigenio. Ecco perché, spiega Burkert, nei rituali religiosi vi è sempre spazio per i segni e per le parole di sottomissione e dipendenza, che si possono ritrovare in tutte le culture e che sono dimostrabilmente ‘preumani’. Tra questi segni il volume dedica particolare attenzione ai giuramenti e all’ammissione della colpa. Dichiarare una colpa, confessare un peccato equivale certamente a dare significato a una situazione di disagio, ma è anche funzionale alla necessità basilare di purificarsi: un bisogno che si manifesta fino alla creazione del “capro espiatorio”, che consente di limitare la “perdita” all’interno di un gruppo grazie a un sacrificio rituale. Infine, analizzando la pratica dello scambio di doni, Burkert sottolinea come in ogni religione la comunicazione con il divino avvenga mediante uno scambio reciproco, che si rispecchia nella circolazione di doni entro le gerarchie dei credenti: un postulato messo in atto per creare un mondo accettabile, sensato, stabile, le cui caratteristiche sono comprese tra le necessità biologiche.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2003
Recensito da
Anno recensione 2004
Comune Milano
Pagine 249
Editore