La differenza cristiana


In poche, densissime decine di pagine, Enzo Bianchi – non soltanto tra i più attenti commentatori delle trasformazioni in atto nelle religioni e nella società, ma anche tra i più convinti costruttori del cammino ecumenico delle chiese – mette a fuoco alcuni dei temi di maggior complessità del nostro presente: la laicità, la pace, il ruolo che i cristiani devono assumere per essere autentici testimoni della Parola e non rigidi difensori di una religione civile. Infatti una delle principali cause della situazione di difficoltà che avvertono i cristiani è dovuta, afferma Bianchi, alla loro incapacità di farsi ascoltare e di fare emergere la loro “differenza”, imperniata sulla possibilità di relazioni gratuite e autentiche, sul servizio per la libertà e per una migliore qualità della vita sociale, presidio per un autentico spazio di dialogo. Invece, come dimostra l’aspro dibattito sulla laicità, secondo Bianchi non si è riusciti a evitare i toni dogmatici, facendo passare in secondo piano il dato che i cristiani hanno il diritto di esprimere pubblicamente le loro convinzioni in merito a questioni etiche e che le loro proposte sono al servizio di ogni persona e non dei soli credenti. È quindi diventata consuetudine l’alleanza con gli “atei devoti” – vicini alla chiesa per le posizioni politiche assunte – che rischia di far assumere alla chiesa la logica delle lobby, dei gruppi di pressione, e che porta ad avvertire il cristianesimo come identità culturale e come progetto politico, prima che sequela di Cristo: in questo modo, avverte Bianchi, prevale la tentazione di costruire una religione civile che confonde la chiesa con il regno di Dio, progettando una cristianità che appartiene al passato. Il cristianesimo, che oggi si trova ad agire in una società plurale nelle fedi e nelle culture, non può essere confinato nella sfera privata, non può essere ridotto a politica e nemmeno imposto come fede o come etica. Sarebbe di grande aiuto, sottolinea Bianchi, una vera opinione pubblica nelle chiese, un dibattito e un confronto serio tra i cristiani, che al momento manca perché si avverte l’impraticabilità di un dissenso leale. La proposta di Bianchi è di promuovere e allargare il dialogo proprio nello spazio ecclesiale, nella convinzione che la chiesa possa svolgere un ruolo decisivo nell’edificazione di una società accogliente, ospitale, capace di sentirsi responsabile dell’umanità intera senza pretendere alcun tipo di reciprocità, perché lo statuto del cristianesimo prevede di farsi prossimo. In questo modo la religione cristiana può risultare determinante nell’immaginare la pace, liberando i pensieri e le azioni dagli schemi mentali che hanno portato a combattere “guerre sante” e a credere che “Dio è con noi” quando si combatte una guerra.   

Dati aggiuntivi

Autore
  • Enzo Bianchi

    fondatore e priore della Comunità monastica di Bose

Anno pubblicazione 2006
Recensito da
Anno recensione 2006
Comune Torino
Pagine 117
Editore