La strana creatura del caos

Idee e figure del male nel pensiero della modernità


Il male “questa strana creatura del caos”, secondo la metafora di Goethe, appare il più delle volte non come vorremmo che fosse, chiaramente definito e totalmente negativo, ma fortemente ambiguo perché connotato da elementi che non sono soltanto male. L’aspetto più controverso sta proprio in questa sua mancanza di chiarezza che impedisce di arrivare a una risolutiva conclusione circa la sua natura. La riflessione moderna sul male è quantomai significativa di come il pensiero sia più capace di formulare domande che di trovare risposte soddisfacenti. Il percorso seguito dall’autore secondo la direttrice sensi-ragione-psiche permette di vedere come il baricentro del problema si sia spostato progressivamente da Dio all’io. Partendo da Leibniz, la cui risposta al problema del male di tipo teologico mantiene totalmente la positività del reale ed è perciò giustificativa e rassicurante (una teodicea appunto), si passa all’illuminismo dove l’idea del male apre nuovi orizzonti. In due direzioni: da una parte la naturalizzazione e la secolarizzazione dei concetti di bene e male che portano Hobbes, Mandeville, Hume, Voltaire e gli illuministi radicali ad affidare all’uomo e alla morale naturale la risposta agli interrogativi sul male; dall’altra, le antiteodicee di Kant, Hegel, Schopenhauer, Kleist, Klinger e Goethe le quali, ponendo il fondamento della morale nella libera razionalità umana, interiorizzano e radicalizzano il male, che non sorge più dalla natura bensì dalla ragione. Con Nietzsche si compie lo smascheramento della “subdola teologia” ancora fortemente presente nelle alternative universali di Kant, Hegel e Goethe. La sua “spietata furia decostruttiva” è stata salutare perché ha restituito all’umano tutta la sua poliedrica complessità, ma è rimasta nondimeno incompiuta la pars construens che si ferma “alla contemplazione estatica del cieco dispiegarsi della volontà di potenza quale sostituto del male”. Tuttavia, la ricognizione nietzschiana dei paesaggi interiori del male, inteso come Sé profondo, misterioso e perturbante, come “somma delle funzioni psichiche nascoste” e condensato di tutto ciò che la razionalità giudica inaccettabile, trova nella letteratura novecentesca attenti indagatori in T.Mann, Hesse, Frisch. L’ombra del male porta ormai a confondere il sottile confine che separa il male “buono” dal male “cattivo”. E tuttavia, conclude Spedicato, se non vogliamo lasciarci sopraffare dal peggiore dei mali, “il pervertimento del logos”, dobbiamo combatterlo in noi e negli altri con tenacia e speranza.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1998
Comune Roma
Pagine 181
Editore