La verità prepotente


Con un testo di poche pagine Gentiloni riesce non solo a descrivere lo stato di salute del “fatto religioso”, ma soprattutto a porre in rilievo alcune questioni che devono essere sviluppate da tutto il popolo cristiano. Se infatti da un lato il fatto religioso è costantemente in prima pagina, dall’altro ciò non vuol dire che tutto vada bene. Lo stesso si deve dire dell’universalismo itinerante del papa attuale che si scontra con la crescente messa in discussione di una verità unica ed esclusiva. Sono questi i due punti attorno ai quali ruota l’analisi di Gentiloni. L’annuncio religioso sembra più attento al livello etico e sociale che non alla trascendenza e al messaggio di salvezza. Ciò rende il fatto religioso meno distinto dagli altri livelli e lo espone a un pericoloso appiattimento, ad una omologazione che spegne la ricerca. Il risultato è un’identità che viene immiserita al rango di regolatrice del costume. Accanto a ciò bisogna ricordare che i flussi migratori e la pervasività dei mass-media hanno provocato una compenetrazione tra varie religioni, portando sì un arricchimento, ma anche una perdita di assolutezza. I pericoli sono accentuati dal dominio delle immagini: le religioni del libro vengono spinte a un adeguamento, ma la Bibbia “offerta a dispense e ancora un libro sacro?”. La Bibbia deve conservare la propria identità, risponde Gentiloni, altrimenti diventa un testo come un altro, non più sacro. La rivoluzione operata dai mass-media obbliga inoltre a parlare un linguaggio universale, che non deve però significare uno svilimento del messaggio e neppure, all’opposto, la costruzione di nuovi steccati. D’altra parte la pretesa dell’unicità rimane essenziale per l’identità del cristianesimo, anche se deve tenere conto delle nuove acquisizioni in campo storiografico, sociologico e culturale. Due interrogativi diventano allora cruciali: che ne è del cristianesimo se viene meno l’esclusività? Che ne è della verità se non si vuole cadere nel relativismo? Sono due domande che bisogna tenere presenti nell’affrontare correttamente il dialogo tra le religioni – atteggiamento già adottato dal monachesimo e tra i protagonisti del dialogo ebraico/cristiano – e gli interrogativi posti dal femminismo cristiano. Un cristianesimo che sa rinunciare al proprio esclusivismo è ancora autentico, conclude Gentiloni, se riesce a riscoprire “l’unicità” nella completa dedizione agli altri e se ripensa all’originaria ricerca che si compie nei testi biblici: il tema del viaggio che li caratterizza indica che la verità biblica è un percorso fatto di incontri, relazioni, scambi. Una verità che si fa vita attraverso una via che prevede molte stazioni.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1995
Comune Roma
Pagine 63
Editore