Lo stolto di Socrate, Eulenspiegel, Pinocchio e altri trasgressori del senso comune


Individui e vita quotidiana sono i veicoli attraverso cui si muove, si diffonde e si materializza l”ordine intellettuale di una cultura. Quello inscritto nelle micro-politiche occidentali relativo ai soggetti, si è segmentato lungo diversi ambiti, attraverso i quali la razionalità ha fatto i conti con la nozione di differenza. Razza, colore, genere, fisionomia, sono ambiti in cui le micro-politiche diventano normative, stabiliscono cornici scientificamente provate per affermare cosa è normale e cosa non lo è. Lo studio di Lanza raggiunge un punto focale di questa logica binaria e oppositiva da un”angolazione particolare: una galleria di figure della stoltizia. Attraverso Charlie Gordon, lo scemo protagonista del racconto di fantascienza Fiori per Algeron di D. Keyes, Ulisse, Till Eulenspiegel, Socrate, Arlecchino, Pinocchio e altri ancora, l”autore analizza il sovvertimento epistemologico compiuto dalla diversità e il suo ruolo di custode di valori divenuti impossibili per un ordine culturale. All”interno di un ben definito perimetro, “quello che definisce lo sviluppo della koinè mediterranea prima, europea poi, e nel quale l”antica Grecia ha un posto significativo” e non “archetipico”, la figura dello sciocco viene studiata nelle sue variazioni storiche come nelle peculiarità assunte all”interno delle sue ricorrenze contestuali (fiaba, dialoghi platonici, letteratura). Emerge così come la stoltizia, oltre ad essere un ”motivo” sempre reimpastato, è anche una variabile che di volta in volta assume dei connotati precisi rispetto al tipo di razionalità e all”assetto sociale ai quali si contrappone e di cui vuole essere la trasgressione. Un punto chiave della forza sovversiva è ben rappresentato nelle storie che narrano la vicenda del brutto anatroccolo e di Pinocchio. Questi, geofilosofi per eccellenza, sono protagonisti di una metamorfosi radicale che sconvolge i piani di relazione fra temporalità interna e credibilità esterna. Il brutto anatroccolo parla di una bellezza nascosta, che non a caso solo i bambini, giudici supremi di tutta la vicenda, possono comprendere, che coinvolge il nesso di essere e sembrare in un modo estremo. Il cigno infatti è “metafora del poeta e della sua contiguità con il profeta”, così come il suo canto dell”annuncio dell”epifania di Dio è premonizione della sua morte. In altro modo ma sul medesimo tema, è coinvolta la figura di Bertoldo un po’ porco, un po’ asino e un po’ becco. Alla fine del libro i fili che per tradizione si vogliono confusi “nell”indefinita opacità del dubbio” e della superstizione, appaiono collegati alla vita sociale che non può rinunciare al principium stultitiae.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Diego Lanza

    Professore di Letteratura greca - Università di Pavia

Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Torino
Pagine 260
Editore