Paura

La politica del dominio


L'autore, professore alla City University of New York ed editorialista del New York Times, offre uno studio sulla paura come tecnica e strumento di potere, tracciando una «storia intellettuale della paura in quanto idea politica». E lo fa disegnando un percorso segnato da cinque fondamentali tappe storiche, circoscritte intorno ad alcuni classici del pensiero moderno. Robin parte da Hobbes per circoscrivere il "grado zero" della paura al suo esordio come emozione chiave del vivere civile. Secondo Robin, in Hobbes «la paura non tradisce l'individuo, ma lo completa. Non è l'antitesi della civiltà, ma la sua piena realizzazione». Il passaggio dalla paura al terrore viene compiuto con il movimento rivoluzionario settecentesco in Francia. Il terrore dispotico, adesso, è una reazione involontaria, quasi fisiologica, alla violenza sfrenata. La terza tappa del discorso di Robin è centrata intorno all'idea di "tirannide della maggioranza" elaborata da Tocqueville, per giungere poi alla dimensione della "folla solitaria", in cui nessun individuo è più in grado di orientarsi. Questo smarrimento e questa perdita di controllo inducono così un'ansia che fluttua senza un oggetto preciso. Nel XX secolo la quarta tappa è rappresentata da Hannah Arendt e dalla sua analisi del totalitarismo, in cui il terrore totale è una forma di "male radicale", che cerca di cancellare non tanto gli ebrei, gli zingari o i kulaki, ma la condizione umana in quanto tale. Secondo Robin, dalla definizione della paura politica come fonte della civiltà (Hobbes), si è passati – attraverso le due tappe intermedie – al terrore totale (Arendt) che determina un controllo globale del potere sull'uomo e sulla società. La quinta tappa è infine centrata nell'epoca attuale, determinata dal terrorismo e dalle guerre asimmetriche. Oggi la paura è diventata «un'emozione razionale e morale», dominante nelle società. La paura assume, dunque, una nuova veste: è la struttura fondamentale degli immaginari condivisi e degli universi simbolici. Diventa adesso, cioè, parte integrante di quella condizione umana che Hobbes aveva tentato di definire circa quattro secoli fa. Siamo così in presenza di una tendenza alla produzione sociale della paura ottenuta attraverso una politicizzazione dei contenuti antropologici della paura stessa. In questo modo la paura rischia di mettere in crisi sia la democrazia che il liberalismo. Evidente, a questo punto, la polemica di Robin contro ogni forma di politica fondata sul primato della paura e contro ogni forma di convivenza civile giustificata dall'esistenza di un summum malum. La paura non può dunque essere il fondamento del vivere in comune.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2005
Recensito da
Anno recensione 2007
Comune Milano
Pagine XII+320
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