Per un'etica condivisa


Nel nostro paese, avverte con preoccupazione Enzo Bianchi, si assiste da qualche tempo a un aumento della tensione tra cattolici e laici che ha provocato accese discussioni sui rapporti tra Stato e Chiesa, sulla laicità dello Stato, sui confini e gli ambiti di discussione entro i quali dovrebbero essere limitati gli interventi delle gerarchie cattoliche. Tale situazione è aggravata dagli atteggiamenti di chiusura e diffidenza dovuti all’incapacità, anche da parte del cristiano, di comprendere una società in cui convivono più religioni, in cui si affermano etiche diverse e in cui la scienza apre sempre nuove frontiere. E se da un lato alla Chiesa viene riconosciuta una funzione educativa e culturale, dall’altro le viene richiesto di mantenere un ruolo subalterno rispetto allo Stato, svuotandone la capacità di pronunciare parole profetiche e di proporre una reale "differenza" (concetto caro a Bianchi). La situazione è inoltre aggravata dal fatto che troppo spesso alcuni cattolici sembrano voler costituire gruppi di pressione in cui la proposta della fede non avviene nella mitezza e nel rispetto dell’altro. Il cristiano di oggi deve invece riscoprire la propria originaria condizione di "straniero" e deve rinunciare alla tentazione di considerarsi come "norma" valida per tutta la società: è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico. Ed è solo ricordando che il futuro della fede non dipenderà mai dalle leggi dello Stato che il cristianesimo potrà ancora conoscere una crescita spirituale e numerica. Si può infatti trovare un terreno comune nella spiritualità di una vita interiore profonda, vissuta come impegno e fedeltà, come antidoto a un nichilismo che rifiuta ogni etica. Questa spiritualità si trova anche negli atei, in quanto si nutre della ricerca del senso dell’esistenza e del rispetto dell’alterità. Per ridurre le tensioni presenti nel dibattito attuale bisogna dunque fare lo sforzo di superare il contesto limitato del confronto tra gerarchia ecclesiale e politica nazionale, ma occorre interrogarsi sul proprio atteggiamento mentale e sul conseguente comportamento concreto: in gioco non c’è l’affermarsi di una dottrina o di una parte politica, ma la qualità della vita umana e la dignità di ogni persona. In questa logica, conclude Bianchi, si può utilmente leggere il richiamo della Chiesa al valore del "diritto naturale", ovvero a quanto vi è di più essenziale in ogni essere umano: una legge che diventa strumento di riconoscimento vicendevole tra gli uomini, garanzia di diritti reciproci, fondamento di ciò che antropologicamente fonda il rapporto etico tra gli uomini.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Enzo Bianchi

    fondatore e priore della Comunità monastica di Bose

Anno pubblicazione 2009
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788806197988
Comune Torino
Pagine VI+126
Editore