Quale Dio?

Una domanda dalla storia


“Le pagine che seguono non hanno la pretesa di dire qualcosa su Dio. Ma se Dio c’è, oggi ha più che mai bisogno di qualcuno che, se non sa dire chi egli è, dica almeno chi non è. Non nel senso della teologia negativa, ma nel senso di distruzione (o di un tentativo di distruzione) dell’idolo metafisico e imperiale che scambiamo per Dio.”(p.9). Così Paolo De Benedetti – docente di Giudaismo presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e di Antico Testamento negli Istituti di scienze religiose di Urbino e Trento – presenta alcuni anni dopo Ciò che tarda avverrà la sua ultima fatica, la cui capacità di toccare approfonditamente temi cruciali per l’attuale riflessione teologica appare inversamente proporzionale alla mole del volumetto, invero assai esigua. L’autore, infatti, ha deciso qui di riplasmare alcuni fra i suoi precedenti saggi dedicati alla possibilità di ripensare la domanda sulla presenza o assenza di Dio nel tempo disincantato del “dopo-Auschwitz”: un interrogativo che comunque permane, nonostante le brucianti lacerazioni della storia novecentesca e nonostante la tradizione filosofica della “morte di Dio”, e che abbisogna di itinerari “a caro prezzo” piuttosto che di teodicee consolatorie. E l’esegesi di Israele, cui De Benedetti attinge a piene mani, gli permette non tanto di aggiungere immediatamente a delle risposte inequivocaboli, ma di lasciare positivamente aperte le questioni, in particolare nei confronti del drammatico silenzio divino al momento della Shoà: “Davanti al silenzio di Dio, il ‘forse’ non vuol dire: forse Dio non c’è, forse Dio c’è. Vuole dire invece: forse ho capito perchè tace, forse non l’ho capito, forse fa bene a tacere, forse fa male. Insomma, è un ‘forse’ mio e un ‘forse’ Suo”. (p.61). Brandelli di senso, in ogni caso, verrebbe da dire, ci giungono dalla valorizzazione della memoria e della narrazione, sulla linea della rivelazione biblica che occorre proseguire nonché, possibilmente, rinvigorire. Il libro attraversa anche, nel suo “incerto tentativo di cercare Dio dietro gli angoli della Bibbia e della tradizione” (come lo definisce lo stesso De Benedetti), le voci più alte del pensiero ebraico contemporaneo, da Buber a Neher, a Jonas e soprattutto a Elie Wiesel, col quale si immedesima nel suo protestare contro Dio e nel “cercare sempre”. Per questo, le pagine di “Quale Dio?” scuotono il lettore e non possono lasciare indifferenti, un po’ alla maniera del biblico Qohelet, o di Giobbe: quasi si trattasse di una serie ininterrotta di riv, il termine ebraico che indica sul piano giuridico la lite, la contesa. In questo caso, però, la lite avviene con Dio stesso: perché solo lottando con Lui, vuole dirci l’autore, il credente sarà in grado di percepire qualcosa di quanto accadde ad Auschwitz. “Forse”.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Paolo De Benedetti

    Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale - Milano

Anno pubblicazione 1996
Recensito da
  • Brunetto Salvarani

    Professore di Missiologia e Teologia del dialogo - Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna, Bologna

Anno recensione 1997
Comune Brescia
Pagine 78
Editore