Trasformazione della democrazia


L’intenzione dei saggi contenuti nel libro non è la denigrazione ideologica della “filosofia della storia democratica” e del socialismo, bensì la presa d’atto che la società europea, caratterizzata per la modernità dall’onda lunga delle conseguenze della Rivoluzione francese, vede in atto una crisi acuta delle varie forme socio-politiche e delle ideologie, con cui i principi dell’Ottantanove si sono espressi. Il problema preciso che Pareto intende analizzare in questi articoli è che la Grande Guerra ha accelerato questo processo, le cui conseguenze mostrano il liberalismo, così come il socialismo nella sua forma riformista, in crisi profondissima. Pareto sostiene che la guerra è stata provocata direttamente da quelle trasformazioni di lunga durata delle élites politiche dei paesi occidentali, per cui i regimi parlamentari dei paesi dell’Intesa sono stati l’espressione del compromesso e dell’affarismo. La tesi di Pareto è fondata sulla nota dottrina delle élites politiche di cui egli stesso è uno dei fondatori, insieme a Gaetano Mosca, e ancor più sulla sua teoria generale dell’azione sociale, per cui il motore del cambiamento storico-sociale è rappresentato da due classi distinte di individui sociali, coloro che sono dotati dei residui degli “istinti delle combinazioni” e delle “persistenze degli aggregati”. I termini del ragionamento paretiano nel corso del testo si dispongono tutti intorno alla fase finale della trasformazione dei sentimenti sociali delle classi dirigenti europee e, con gli strumenti della teoria dell’azione sociale, Pareto cerca di prevedere l’evoluzione della crisi delle “plutocrazie”. Pareto è convinto di trovarsi alla soglia della mutazione dell’onda lunga dell’ordinamento sociale e politico europeo, ma oscilla nella previsione della soluzione della crisi. Da un lato egli prevede il successo della nuova élite comunista, incoraggiata dalla trasformazione rivoluzionaria bolscevica del dispotismo zarista, le cui fila sono coese e ideologicamente compatte, soprattutto rispetto alla fiacca élite borghese e ai socialisti riformisti, individui sociali per Pareto ispirati dagli “istinti alle combinazioni”, adusi, cioè, al compromesso, incapaci di usare la forza e cultori ideologici della democrazia nella sua forma “wilsoniana”, stretta fra la retorica solidaristica e l’affarismo senza scrupoli. D’altra parte, Pareto intravede il pericolo della fragilità dello Stato, indotto dalla scarsa efficacia delle nuove élites contrapposte dei comunisti e dei nazionalisti di fronte ai fenomeni di burocratizzazione e corporativismo delle associazioni intermedie (partiti e sindacati).

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Roma
Pagine 127
Editore