Sviluppo sostenuto

Azione pubblica e sistema economico dopo la globalizzazione

  • Mario Deaglio

    Professore di Economia internazionale - Università di Torino

  • giovedì 29 Marzo 2007 - 17.30
Centro Culturale

Audio integrale

I processi di globalizzazione, anche se appoggiati a quel potentissimo strumento che sono i meccanismi di mercato, non risultano né inevitabili né definitivi […]. Quella che viene definita globalizzazione breve, e che si è dipanata nell’ultima parte del XX secolo, è ormai consegnata alla storia. Essa lascia in eredità all’attivo un mercato finanziario globale; alcune reti globali di servizi e altri prodotti a diffusione planetaria; numerosi processi produttivi in cui i componenti provengono da ogni parte del mondo; una serie impressionante di progressi tecnologici. Sull’altro piatto della bilancia troviamo la proiezione a livello planetario, e il conseguente aggravamento di problemi sociali, come la povertà; problemi ambientali, anch’essi a dimensione non più locale, come l’inquinamento atmosferico; e soprattutto l’inadeguatezza del meccanismo di mercato, contrariamente alle convinzioni diffuse ancora un quinquennio fa, a regolare da solo, o comunque in via principale, in maniera sufficientemente stabile, l’economia e la società del pianeta. Anche chi è convinto dei benefici del mercato dovrebbe convenire sulla necessità di un livello di regolazione esterna superiore a quello che si è verificato, sui mercati mondiali e su quelli dei principali paesi, negli ultimi quindici-venti anni. Ma di quanta regolazione c’è bisogno? Come metterla in pratica? In base a quali principi e convinzioni, per quali obiettivi, con quali strumenti, in quale ambito geografico?
Ecco gli interrogativi generali che il periodo postglobal si trova dinanzi in campo economico. È possibile che una delle ideologie storiche, come il liberalismo o il socialismo, racchiuda in sé tutte, o anche solo gran parte, delle risposte oppure le loro premesse vanno ripensate su scala mondiale? […] Le risposte ereditate dal recente passato – alla base, appunto, dell’esperienza di globalizzazione – risultano insufficienti per affrontare il futuro: il sistema di mercato è spesso in grado di produrre una forte crescita ma induce anche reazioni almeno altrettanto forti. Si può ben ammettere, come possibile punto di partenza, che le soluzioni di mercato siano preferibili, in termini di efficienza e a parità di ogni altra condizione, a soluzioni che prevedano l’ingerenza pubblica; si deve, però, altrettanto chiaramente riconoscere che i risultati concretamente ottenuti mediante i meccanismi di mercato sono nettamente variabili a seconda del settore e del paese. Esiste in particolare un “nocciolo duro” di attività economiche (per esempio quello delle reti di servizi pubblici) in cui l’esperienza insegna che, per un complesso di cause, i meccanismi di mercato non danno quasi mai buoni risultati e devono essere in vario modo corretti o sorretti dall’intervento pubblico. E persino il mercato finanziario, cuore del moderno sistema di mercato, può condurre a risultati perversi.
(da M. Deaglio, Postglobal, Roma-Bari, Laterza, 2004, pp. 131-132)*

Riferimenti Bibliografici

- G. Balcet, La globalizzazione, al di là dei miti, in «il Mulino, XLVIII, 1999, n. 381, pp. 26-40;* - M. Hardt e A. Negri, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, Milano, Rizzoli, 2001;* - J.E. Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori, Torino, Einaudi, 2002;* - V. Valli, L'Europa e l'economia mondiale, Roma, Carocci, 2002.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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