Una storia della giustizia


Roma, Atene, Sparta, ma anche Venezia: sono queste le principali tappe di un viaggio che ha accomunato i principali pensatori politici europei che, a partire dal XIII secolo, hanno cercato di identificare il modello politico e sociale più adatto alla loro realtà. Questo volume intende analizzare l’inserzione di un segmento del passato in un tessuto comune a vaste aree dell’Europa moderna. L’indagine attraversa il nostro continente passando dall’Italia di Guicciardini e Machiavelli, alla Francia di Bodin e Montesquieu, all’Inghilterra di Hobbes e Harrington, dimostrando come gli autori presi in esame fossero accomunati da un lato dall’ammirazione per il mondo antico e, dall’altro, dalla capacità di evidenziare le imperfezioni di quei modelli. Per questo motivo è interessante rilevare che nei primi decenni del Seicento – proprio quando negli ambienti della Riforma si assiste a una tendenza crescente a togliere esemplarità agli antichi – l’Olanda si imponeva come il centro più avanzato degli studi classici e il luogo nel quale era maggiormente preservata l’immagine delle repubbliche antiche. In quell’ambito si preparò anche un programma divulgativo che doveva servire a istituire una comparazione con Atene e Roma.
L’analisi di Cambiano si spinge fino al XVIII secolo, quando Montesquieu, partendo dalla realtà delle città greche e di Roma, costruì un modello generale di democrazia che aveva come base l’uguaglianza politica sancita nei governi repubblicani dell’antichità. Prima di allora si era assistito, nei dibattiti teorici sui modelli ideali di governo, a un’alternanza di proposte che, dal XIII secolo, aveva potuto contare sul recupero di testi greci che rendevano accessibili nuovi strumenti con i quali pensare il presente. In questo modo, in particolare nel corso del Quattrocento, emerse con prepotenza il modello spartano della costituzione mista delle tre forme semplici di democrazia, aristocrazia e monarchia. In questa medesima prospettiva ebbe grande risalto l’ordinamento in vigore a Venezia, considerata da numerosi teorici (tra i quali lo stesso Guicciardini) come repubblica esemplare, benché inclinante maggiormente verso l’aristocrazia. Le difficoltà riscontrate degli studiosi riguardavano il fatto che nessuno storico antico aveva fornito storie veramente universali, bensì indagini su segmenti ristretti. Malgrado questo limite, dallo studio dei testi emerge gradualmente il primato della distinzione tra senato e assemblee, della rotazione nelle cariche, dell’educazione politica e della partecipazione attiva dei cittadini, dell’istituzione di precisi meccanismi che potessero garantire un’equilibrata distribuzione dei poteri.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Paolo Prodi

    Professore emerito di Storia moderna - Università di Bologna

Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2001
Comune Bologna
Pagine 499
Editore