Diritti umani e democrazia cosmopolitica

  • Daniele Archibugi

    Professore di Innovation, Governance and Public Policy - University of London

  • venerdì 10 Febbraio 2006 - 17.30
Centro Culturale

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Il progetto cosmopolitico si basa sull’assunto che alcuni obiettivi sostanziali, come il controllo sull’uso della forza nei rapporti internazionali, il rispetto dei diritti umani e l’autodeterminazione dei popoli, possano essere ottenuti solo tramite l’estensione e lo sviluppo della democrazia. Problemi quotidiani come la protezione dell’ambiente, la regolazione dei flussi migratori e l’utilizzazione delle risorse naturali devono essere sottoposti al controllo democratico. Ma, affinché ciò sia possibile, è necessario oggi che la democrazia travalichi le frontiere dei singoli stati e si affermi a livello globale. Nessuno di questi problemi può infatti essere affrontato in modo soddisfacente a livello statale.
Non è certo agevole, né dal punto di vista concettuale né soprattutto da quello politico, ricondurre un modello sorto e sviluppato all’interno della dimensione statuale come quello democratico in una dimensione che, finora, non gli è propria come quella metastatale. I progetti per giungere a una repubblica universale o a un governo mondiale fondati sul consenso e la legalità sono antichi e numerosi.
Per estendere i principi e le norme della democrazia a livello mondiale, tuttavia, non è sufficiente applicare su una scala più vasta quello che è già accaduto nel corso dei due secoli passati all’interno dei singoli stati. Alcuni aspetti fondamentali su cui si fonda la democrazia in comunità politiche delimitate, come il principio maggioritario, l’unitarietà delle norme, l’uso del potere coercitivo, devono essere riformulati per essere applicati alla società globale.
Per questa ragione, il progetto della democrazia cosmopolitica si differenzia dalla tradizione federalista: il primo non ritiene che gli stati esistenti si debbano sciogliere per dar vita a una sorta di stato mondiale. Gli stati hanno una funzione politica e amministrativa da svolgere dalla quale non è oggi realistico pensare di prescindere. I problemi attuali dello stato, inoltre, non si risolvono aumentandone la dimensione. Estendere la democrazia a livello globale significa da una parte concepire una forma di organizzazione della comunità politica diversa da quella tradizionale e che non tenti semplicemente di riprodurre il modello statuale su scala planetaria; dall’altra comporta di rivisitare le funzioni e i poteri degli stati, sottraendo loro il potere oligarchico di cui oggi dispongono nella sfera internazionale.
Ciò che qualifica il progetto cosmopolitico è il tentativo di creare istituzioni atte a far sentire la voce degli individui negli affari globali parallelamente e indipendentemente da quella che hanno come cittadini (nei paesi democratici) o sudditi (in quelli autocratici) del proprio stato.
Il conseguimento della democrazia come forma di governabilità globale deve essere perseguito su tre livelli differenti e interconnessi: (1) democrazia all’interno degli stati, (2) democrazia nei rapporti tra stati, (3) democrazia a livello globale.

(da Daniele Archibugi, La democrazia cosmopolitica, Trieste, Asterios Editore, 2000, pp. 19-20)*

Riferimenti Bibliografici

D. Archibugi (et al.), Cosmopolis. È possibile un governo sovranazionale?, Roma, Manifestolibri, 1993;* J. Habermas, La costellazione postnazionale, Milano, Feltrinelli, 1999;* D. Held, Modelli di democrazia, Bologna, il Mulino, 1997; D. Zolo, Cosmopolis. La prospettiva del governo mondiale, Milano, Feltrinelli, 1995.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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