Luoghi domestici e contesti di vita quotidiana nel Medioevo

  • Chiara Frugoni

    Professoressa di Storia medievale – Università di Roma Tor Vergata

  • venerdì 12 Ottobre 2018 - ore 17.30
Centro Culturale

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La stanza da letto, più ancora della cucina, era il cuore della casa medievale. Quella stanza non veniva condannata, come oggi, alla solitudine diurna ma, al contrario, anche con la luce continuava a essere vivacemente utilizzata: per pranzare, studiare, magari stando a letto e al caldo a ricevere persone in visita. Se si fosse stati re, dal «letto di giustizia» si potevano anche emettere sentenze e giudizi. Il freddo, le correnti d’aria erano percepiti come una presenza costante, quasi non venisse mai l’estate, perché i mezzi per ostacolarli erano ìmpari, anche se diversificati e ingegnosi: porte contro-vento, pedane e tappeti, cortine intorno ai letti, cuffie e papaline, coperte a strati e, per chi poteva, spesse pellicce.
L’abilità degli artigiani era notevole, testimoniata dai bei mobili intagliati, scrittoi a più piani con leggii girevoli, letti di ogni foggia e culle di tanti tipi per dondolare il neonato e facilitargli il sonno. In effetti non doveva essere semplice per un bimbo addormentarsi, per l’infelicità in cui era piombato dal momento della nascita. Fasciato come una piccola mummia perché le ossa tenere non si storcessero – così si credeva – pieno di piaghe per non essere sufficientemente cambiato e lavato, sovente ammalato, era di solito anche privato delle carezze della mamma e affidato a una balia: una forma di infanticidio differito. Crescere era difficile per un bambino: alimentazione sbagliata, mancanza di igiene, disattenzione da parte degli adulti e, come non bastasse, il demonio sempre all’opera, a portare malattie, rapire e uccidere. L’infanzia era assai breve; i metodi didattici per insegnare a leggere e scrivere, gratificanti e inventivi finché domestici, diventavano assai duri quando alla mamma si sostituiva il maestro.
I giochi però, molti all’aperto, erano svariati e pieni di fantasia, perché i giocattoli veri e propri erano pochi. Anche d’inverno non si rimaneva a casa; era assai più divertente tirarsi le palle di neve, andare in slitta, pattinare, usando – al posto delle lame o delle ruote per scivolare – mandibole di animali. I bordi delle pagine miniate dove il pio lettore doveva concentrarsi nella preghiera lo distraevano invece piacevolmente, colmi di animali, di personaggi stravaganti e di bambini dediti a giochi fantasiosi.
Giocavano i bambini. E le bambine?
I pedagoghi consigliavano di metterle presto al lavoro e di non mandarle a scuola, a meno che non fossero destinate a farsi monachelle, già a cinque e sei anni. Diventate adulte sarebbero state necessariamente infelici? No, molte di loro pare proprio che anticipassero il destino sperato da Virginia Woolf nel famoso saggio Una stanza per sé. Dovevano però essere intraprendenti e intelligenti: allora potevano studiare, scrivere, copiare manoscritti, miniare e riposare nelle celle quiete e ordinate. In ogni caso la loro aspettativa di vita era più lunga che se fossero rimaste nel secolo. Evitavano i pericoli del parto, le malattie contratte in conseguenza; non conoscevano carestie e nemmeno, come succedeva in tanti casi, la violenza domestica.
E se dalle proprie abitazioni ci si trasferiva in case provvisorie, in locande, perché si era in viaggio, come si era accolti? Occorreva essere sopportevoli, perché era normale che ogni letto ospitasse quattro o cinque persone, perfettamente sconosciute le une alle altre, costrette a passare la notte nel buio di una forzata vicinanza. Chi si incontrava lungo il cammino? Le strade erano continuamente percorse dalle più svariate persone: pellegrini-peccatori, pellegrini-devoti, mercanti, famiglie, mendicanti. Andando a piedi, o lentamente su carri, c’era tempo per conoscersi e per scambiare notizie.
Giunti alla meta come ci si orientava? Ecco in soccorso le guide che descrivono chiese, santuari e miracoli ma anche monumenti e statue dell’Antichità senza riconoscerli. A volte i fraintendimenti si sono rivelati fortunati, perché ad esempio lo splendido Marco Aurelio in Campidoglio, creduto Costantino, sfuggì alla sorte di tanti altri gruppi equestri, fusi per il loro preziosissimo bronzo.

 

(da C. Frugoni, Vivere nel Medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini, Bologna, Il Mulino, 2017, pp. 7-9)*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

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