Antropologia e filosofia


Nove saggi sono uniti da una questione fondamentale, quella della differenza culturale. Attraverso un ritratto dell’antropologo e della sua disciplina, si definiscono natura, compiti e confini dell’antropologia, in un dialogo ininterrotto con la filosofia. Un confronto anche agonistico, sostenuto nell’intento di trovare la forma di cooperazione e interazione più feconda fra due discipline che “si occupano entrambe del pensiero e della vita dell’uomo nel loro complesso”, che si scambiano, spesso, scommesse di inattendibilità e reciproci rimproveri, ma possono unire le loro forze. “Una vita di studio” apre la raccolta e ci presenta, nella sua prosa autobiografica, il luogo dell’antropologia e la qualità morale dell’esperienza antropologica. Attore coinvolto e osservatore distaccato si fondono in un’originale concezione del “disinteresse scientifico”, in cui non si separa atteggiamento analitico verso la realtà e orientamento impegnato (cfr. il saggio “Il pensare come atto morale: dimensioni etiche del lavoro antropologico”). “Sconfiggere le paure”; è questo il compito per eccellenza dello studioso e l’impegno che in “Contro l’antirelativismo” guida la critica alle reazioni contro il relativismo culturale. Proponendo alcuni attori del dibattito antirelativista, Geertz definisce e sintetizza i campi delle argomentazioni in due strategie di difesa: per l’antirelativismo “natura umana” e “mente umana” sono “l’ancora a cui fermare la propria ricerca facendola uscire dai mari tempestosi della storia e della cultura”. Due strategie che rispondono al desiderio di rassicurazione attraverso una ricerca dell’essenza, che annulla le reali differenze culturali. Il lavoro antropologico trova invece il proprio carattere nello studio “della singolarità dei modi di vita”: esso deve quindi intrecciarsi all’esame filosofico “della portata e della struttura dell’esperienza umana e del loro significato”. Attraverso l’analisi di numerose proposte teoriche (da Claude Lévi-Strauss a Richard Rorty, da Charles Taylor a Thomas Kuhn e Jerome Bruner) Geertz si confronta dunque con il tema dell’etnocentrismo, costruendo una strategia di studio interdisciplinare e presentando alcune recenti discussioni sull’emozione e sugli affetti in antropologia, psicologia e neurologia, con un progetto: “descrivere lo stato del gioco”, essendo tanto avveduti da “guardare sinotticamente al campo complessivo, che è disperso, irregolare e resistente alla sintesi”. Geertz costruisce così “una collezione semiordinata, policentrica di progetti mutuamente condizionati”.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2001
Recensito da
Anno recensione 2002
Comune Bologna
Pagine 230
Editore