Communitas. Origine e destino della comunità


Lo stimolante testo di Esposito presenta un”attenta analisi del concetto di comunità da un punto di vista laterale rispetto al linguaggio convenzionale della filosofia politica moderna. L’autore inizia dall”etimologia del termine latino, communitas, cum-munus: il munus che può avere un triplice significato e che rimanda a un dovere, un debito, un dono-da-dare. I soggetti della comunità sono dunque uniti da un obbligo che li rende non completamente padroni di se stessi. La questione della comunità confina con quella della morte: infatti, come ci viene ricordato da Esposito quando accenna all”indagine teologica sul termine koinonia, l”uomo riceve il dono (il munus) del sacrificio di Cristo. E” soltanto con la sofferenza e la morte sulla Croce che si costituisce quella particolare comunità che è formata dai cristiani. A questo punto occorre sottolineare che “sacrificio” è una delle due parole che più ricorrono in questo testo e che unisce i pensatori analizzati: Hobbes, Rousseau, Kant, Heidegger e Bataille. In particolare Hobbes, con cui inizia il viaggio di Esposito alla scoperta della communitas, sottolinea che, se la relazione tra gli uomini è distruttiva, l”unica via di uscita è la distruzione della relazione stessa, compreso il delitto della comunità: in questo, per la prima volta, si delinea “quella piramide del sacrificio” che costituisce il tratto dominante della storia moderna. Ciò che viene sacrificato è il cum, la relazione tra gli uomini, e perciò, in qualche modo, gli uomini stessi che vivono nella e della rinuncia a convivere. L”impossibilità della comunità è determinata dalla finitezza degli esseri umani: ma contemporaneamente l’essere impossibile della comunità significa che quell”impossibile è proprio la comunità, l”unica che gli uomini possono sperimentare, se accettano la sua legge: quella della loro finitezza e della sua impossibilità. Questo “impossibile” è il loro munus comune. Gli esseri umani sono quindi accomunati non da un pieno ma, come si legge in Heidegger, da un vuoto, da una caduta: la comunità è un cadere insieme, l”unica originaria condizione della nostra esistenza. Ecco il secondo termine che lega le pagine di Esposito, il “vuoto”. Quel vuoto che in Kant diventa un abisso, e che esprime la donazione, quel munus particolare che è costituito dal suo cum in cui si perde ogni individuo. Il cum che, per Heidegger, non è qualcosa che si aggiunge dall”esterno all”essere dell”esistenza: è ciò che lo fa essere quell”essere che è.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Roberto Esposito

    Professore di Filosofia teoretica - Istituto Scienze Umane di Firenze

Anno pubblicazione 1998
Recensito da
Anno recensione 1998
Comune Torino
Pagine XXXVI+158
Editore