Etica della volontà pura


Si è soliti riunire indistintamente sotto la generica etichetta del <> pensatori dagli stili di riflessione più diversi che hanno segnato il passaggio della filosofia dell’Ottocento al Novecento. Hermann Cohen è tra coloro che più di frequente hanno subito questo azzeramento critico. Oltre a scrivere tre volumi dedicati ciascuno all’analisi di una delle Critiche kantiane, egli tentò di sviluppare in maniera originale i nuclei problematici suggeriti da Kant. Questo tentativo di rielaborazione venne concepito da Cohen entro una cornice, i cui singoli aspetti (conoscenza pura, volontà pura e sentimento puro) danno origine a un <> scandito in tre ambiti disciplinari (logica, etica, estetica). Tal ripresa delle tre Critiche di Kant è costata il progressivo disconoscimento degli elementi speculativi originali presenti in Cohen. Ma la recente rinascita degli studi sul neokantismo ha cominciato a rendere giustizia a questo filosofo. Al riguardo, è sintomatico il fatto che le sue opere vengano ora rese accessibili anche in lingua italiana attraverso edizioni contrassegnate da notevole rigore. Oltre a La teoria kantiana dell’esperienza del 1871 (a cura di L. Bertolini, Franco Angeli, Milano 1990), è stata pubblicata La fondazione kantiana dell’etica del 1877 (a cura di G. Gigliotti, Milella Lecce 1983), di cui il volume del 1904 qui in oggetto (curato dalla stessa Gigliotti, che vi premette anche un’ampia e lucida introduzione) costituisce l’autonomo sviluppo da parte di Cohen all’interno del suo sistema di filosofia. Al centro si trova il tema del rapporto tra razionalità e sentimento, elemento non formalistico che si sostanzia nella volontà intesa come <> (p. LXIV). La volontà oggetto dell’etica è <> non perché astrae dalla concretezza dell’azione riducendosi a mero canone formale, ma perché si situa in una zona mediana tra intelletto e desiderio. L’etica evita così tanto una dissoluzione logistica quanto una ibridazione psicologistica. In sede etica i desideri non valgono come tali, né si traducono in rappresentazioni; essi vengono “elevati” ad affetti, e quindi a elementi integrati nel livello medio dell’etica. Questo il motivo profondo della stretta correlazione tra logica ed etica, che costituisce, secondo Cohen, la <> (pp. 63 ss.): gli ambiti dell’essere logico e del dover-essere morale sono per lui sì distinti, ma complementari, sgravando l’intero pensiero coheniano da quel peso formalistico che spesso gli è stato imputato, e dando invece rilievo alla tensione tra impurità dell’esperienza e idealità della ragione.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1994
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Napoli
Pagine LXIV+462
Editore