Che cosa rende razionale agire in un modo piuttosto che in un altro? Che cosa rende razionale presentare e sostenere una teoria piuttosto che un’altra? Per rispondere a queste domande l’autore ha scritto questo libro che costituisce non tanto una storia dell’etica, quanto piuttosto un’analisi di diverse concezioni della giustizia. Dalla loro disamina emergono divergenze sostanziali che riflettono divergenze più profonde circa il modo di concepire la razionalità pratica. E’ su queste due linee che si muove l’indagine di MacIntyre, in continuità con la sua opera precedente Dopo la virtù (Milano,1988) dove il risalto accordato alla “morale delle virtù” aveva lasciato in ombra la non meno necessaria “morale delle leggi”. Nelle società contemporanee gli interrogativi che la giustizia pone (è giusta la pena di morte?, è giusto l’aborto?, è giusto andare in guerra?, ecc.) provocano risposte molto diverse fra loro e, per certi aspetti, tutte ugualmente legittime. Tuttavia questa legittimità è fondata su ragioni spesso tra loro inconciliabili che lasciano ai cittadini solo due alternative: o accettare le soluzioni della “filosofia accademica”, o cercare la soluzione del conflitto partecipando alla vita di gruppi dove pensiero e azione tengono unite giustizia e razionalità. La precarietà di queste alternative, che impediscono ai cittadini di “trovare unità di convinzione su questi temi con una giustificazione razionale”, ha, secondo MacIntyre, la sua origine nell’Illuminismo. Esso, volendo fornire una giustificazione razionale dei principi indipendentemente dalle particolarità sociali e culturali, ci ha privato di “una concezione della ricerca razionale che si incarni in una tradizione” e che trovi in una storia i criteri della propria giustificazione razionale. Ma è proprio ripercorrendo la storia di quattro differenti tradizioni, l’aristotelico-tomistica, l’agostiniana, quella dell’illuminismo scozzese e quella del liberalismo, che MacIntyre ritiene di fornire una spiegazione migliore della diversità dei punti di vista sulla razionalità e la giustizia che non sono mai disgiunte, nella loro elaborazione teorica, da una concreta appartenenza alla vita di una comunità che costituisce una tradizione. Le dispute e i conflitti che sorgono fra tradizioni rivali non impediscono il dibattito razionale fra di esse, né la possibilità di cogliere la verità all’interno di una di esse, ma permetteranno alla persona in cerca di una coerente risposta sulla giustizia e sulla razionalità pratica di incontrarla a partire dal proprio personale legame con una tradizione.