Il gemello solare


In questa raccolta di saggi Charles Malamoud tenta, a partire da un'attenta analisi dei testi vedici e indù, di fare chiarezza intorno al significato e alla rilevanza della morte nell'India antica. I miti e le speculazioni indiane antiche concordano, infatti, nell'indicare come in qualche modo la morte sia alla base della strutturazione umana della vita, sebbene, però, proprio nell'esecuzione dei riti funebri emerga con chiarezza la costante preoccupazione da parte dei vivi di prendere le distanze dai morti (cfr. pp. 95-103). Figura unificante dei vari capitoli del volume, nonché elemento in grado di fare luce sulla contraddizione enunciata, è Yama, «dio della morte, re dei morti, ma anche divinità tutelare dell'ordine che regola i rapporti fra i vivi e fra le generazioni» (p. 12). Yama è una figura centrale del panorama religioso indiano. Sotto un certo aspetto egli è, infatti, la morte stessa, o meglio la costrizione e la necessità di morire. Yama è pertanto "colui che mette fine" (antaka) e signore di quel limite rappresentato dalla morte, limite che il pensiero brahmanico intende come contrassegno della struttura della vita e dell'esistenza. Yama si colloca all'origine di tale struttura e presiede alla condizione umana: la vita è dunque un bene affidato provvisoriamente all'uomo da parte di Yama e che questi reclamerà indietro. Da questo punto di vista, Yama incarna il dharma, vale a dire il vasto sistema di norme cosmiche e sociali. Comunque, il carattere più significativo di Yama si esprime – ad avviso di Malamoud – a proposito del suo rapporto con la morte. Yama l'immortale ha, infatti, voluto sottomettersi alla costrizione della morte: egli fa esperienza della morte, suscitando in tal modo un lutto. Yama si attesta dunque come divinità segnata da profonda ambivalenza. A conferma di ciò, Malamoud richiama come egli sia considerato origine della razza umana, sebbene non lo si trovi mai a procreare o a forgiare i primi uomini, esistendo anzi racconti che lo ritraggono mentre si sottrae a tale compito. Ulteriore elemento di ambivalenza della figura di Yama è il rapporto gemellare (yama significa appunto "gemello") che lo lega a Yamî, che rispetto al fratello incarna il desiderio di vita. È interessante richiamare come, secondo i testi vedici, sia stato proprio per lenire il dolore di Yamî per la morte del fratello che gli dei hanno acconsentito a cambiare la struttura del tempo, creando la notte e consentendo in tal modo a Yamî di distanziare nel passato il suo dolore. Un ultimo tratto di ambivalenza viene individuato da Malamoud allorché Yama, gemello per definizione, è identificato come figlio del sole, il quale – secondo i testi vedici – sarebbe anch'esso, per così dire, "gemello", essendo fatto con una sostanza di morte.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Charles Malamoud

    Directeur d'études per le Religioni dell'India - Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris

Anno pubblicazione 2007
Recensito da
Anno recensione 2008
ISBN 9788845921506
Comune Milano
Pagine 244
Editore