Il governo della lettura

Chiesa e libri nell'Italia del Settecento


Dedicato alle strategie di controllo ecclesiastico della lettura nel secolo dell’Illuminismo, questo lavoro si basa sull’utilizzo articolato e sapiente dei verbali delle Congregazioni dell’Indice e dell’Inquisizione, e su un dettagliato spoglio dei pareri di censura conservati all’Archivio della Congregazione per la dottrina della fede. Se ne evince un panorama molto più complesso di quello che si è soliti immaginare in merito alle forme di censura attuate dalla Chiesa per governare stampa e cultura nei secoli dell’Inquisizione. In primo luogo, essa è costretta a confrontarsi, già a partire dagli anni Sessanta, con il pensiero giurisdizionalista, con il conseguente svuotamento dei poteri repressivi del Sant’Ufficio romano. Si affermano così richieste di rinnovamento quali la soppressione, a livello locale, dei tribunali dell’Inquisizione e l’organizzazione di censure laiche. Contemporaneamente, la diffusione dei libri e la divulgazione di testi come quelli de philosophes contribuiscono al più vasto fenomeno di secolarizzazione che investe la società italiana. La Chiesa è chiamata ora a fronteggiare posizioni intellettuali frutto di una libera speculazione, per pronunciarsi in perfetta autonomia di giudizio e pensiero sui temi di religione, etica, politica, giustizia ed educazione. È in questo contesto che si deve interpretare il mutamento radicale avviato in seno alle stesse gerarchie ecclesiastiche, la mobilitazione di tutti i pastori della penisola per mezzo di encicliche volte a fornire istruzioni in materia libraria e intese già come strumento di comunicazione efficace anche al di fuori del clero. In tale processo si registra uno spostamento d’asse da tecniche tradizionali di repressione a più moderne pratiche di persuasione. Così si spiega il passaggio dalla censura segreta alla censura pubblica, negli anni Settanta-Ottanta, con il ricorso a meccanismi come l’edizione di confutazioni di testi all’Indice, la traduzione di opere anti-philosophiques, la produzione di manuali educativi. Si delinea pertanto un progetto di egemonia intellettuale che passa attraverso il potenziamento e il controllo della stampa quale istituzione del sapere. Meglio del termine "censura", dunque, la parola "governo" pare all’autrice adatta per restituirne tutta la complessità e modernità. La Chiesa, protagonista di un altro Settecento, quello ostile all’Illuminismo, risulta allora in grado di approntare strategie di modernizzazione al fine del mantenimento dello status quo. Un’operazione alla quale bene si adattano le parole dell’autrice, riprese da un saggio di Marina Caffiero, che definiscono la Chiesa del Settecento capace di un’«innovazione conservatrice».           

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2008
Recensito da
Anno recensione 2009
ISBN 9788815121530
Comune Bologna
Pagine 344
Editore